È una delle poche caselle rimaste libere nel puzzle dei porti italiani: la nomina del presidente dell'autorità del Mar di Sardegna, destinata a unire gli scali di Cagliari e Olbia, rimane ancora sospesa. Negli ultimi giorni sembrava più vicina l'investitura di Massimo Deiana, ma in realtà la decisione è tutt'altro che presa. Anche perché sul nome dell'assessore ai Trasporti pesano due questioni non secondarie.

LA POLITICA - La prima è di natura politica: buona parte del Pd sardo non gradisce la nomina, di cui il Governatore Francesco Pigliaru avrebbe parlato nelle ultime ore a più riprese con il ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio. Sono loro due, in base alla riforma nazionale delle authority, a dover trovare l'intesa sulla presidenza. Sull'incarico a Deiana si è aperta una guerra interna al partito democratico. La scelta consegnerebbe un altro centro di potere all'area popolare riformista. "Per l'ennesima volta", come sottolineano alcuni esponenti dem nei discorsi privati che sono rimbalzati fino a Roma. E così il ministro sembra aver rimesso nel cassetto il decreto con cui avrebbe concluso i commissariamenti - ormai datati - dei porti sardi.

SCOGLIO AMMINISTRATIVO - C'è anche un altro aspetto che non viene sottovalutato, e che sarebbe alla base del rinvio della nomina, attesa da ottobre 2016, poi slittata a dopo il referendum costituzionale e ancora oggi nel congelatore. Il decreto 39 del 2013, uno dei tanti provvedimenti collegati dalla Legge Severino, potrebbe rappresentare uno scoglio per l'arrivo dell'assessore ai Trasporti sulla poltrona presidenziale. Il mandato "di amministratore di ente pubblico di livello regionale" non può essere assegnato "a coloro che nei due anni precedenti siano stati componenti della giunta o del consiglio della regione che conferisce l'incarico". La nomina però, formalmente, è del ministro. Anche se nell'ultima riforma dei porti si è rafforzato il ruolo dei presidenti delle giunte regionali, con cui il governo deve trovare una "intesa". Insomma: argomenti buoni per avvocati e esperti di diritto. Un parere dell'area legale della Regione esisterebbe già, ma nelle ultime ore molti avrebbero chiesto a Francesco Pigliaru di rivolgere il quesito all'Avvocatura dello Stato.

IL PRESSING - Nel Pd per ora i movimenti sono sul fronte privato: al governatore sono arrivate telefonate, sms e lettere. Qualcuno si è esposto pubblicamente, come il deputato Francesco Sanna, che ieri in un intervento legato alla corsa per la segreteria regionale si è rivolto direttamente a Deiana: "Al tuo posto rivendicherei orgogliosamente il diritto-dovere di rimanere a fare l'assessore". Poi un messaggio a Pigliaru: "Se fossi il presidente non mi metterei a cambiare la giunta dopo aver già chiuso il rimpasto qualche mese fa". Dall'altra parte della barricata, nel centrodestra, le perplessità vengono fuori ancora più chiaramente: "Per l'esperienza che ho, ritengo che sarebbe assurdo se l'assessore ai Trasporti venisse nominato alla presidenza dell'autorità portuale. Io sono stato rimosso dai giudici amministrativi per molto meno", dice Piergiorgio Massidda. Il ricorso, manco a dirlo, lo presentò proprio Massimo Deiana, ora in corsa per quella stessa poltrona, insieme ad altri candidati che hanno bussato alla porta del ministero l'estate scorsa. Tra i favoriti, insieme all'esponente della Giunta Pigliaru, ci sono il calabrese (ma ormai cagliaritano d'adozione) Domenico Bagalà, ex dirigente della Contship; la docente universitaria Francesca Medda; l'ex consigliere regionale Chicco Porcu. Il curriculum poi è stato presentato da una manciata di professionisti e esperti del settore: da Italo Meloni a Paolo Ritossa, fino all'ex presidente dell'authority Paolo Fadda.

IL MATRIMONIO FORZATO - Qualunque sia la scelta, ormai sembra scontato che la sede dell'autorità unica sarà a Cagliari. Decisione destinata a scontentare la Gallura: "Assistiamo ad un disegno regionale accentratore e sempre più cieco nei confronti delle necessità di questo territorio", spiega il consigliere di Forza Italia e sindaco di Golfo Aranci Giuseppe Fasolino. A Olbia e dintorni molti speravano "nella possibilità di derogare alla norma nazionale che in prima istanza individuava Cagliari quale sede della nuova autorità", ricorda Fasolino, che accusa Pigliaru di aver "fatto spallucce per lasciare tutto immutato, preoccupandosi più, forse, di chiudere il cerchio magico che porta all'occupazione dei centri di potere". Il rebus della nomina è ancora da risolvere. Se ne riparlerà probabilmente a maggio, quando le urne per la segreteria regionale e nazionale del Pd saranno chiuse. Ma c'è chi prevede tempi più lunghi: tutto potrebbe slittare al termine delle elezioni amministrative.

Michele Ruffi
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