"I sogni si avverano", scrive un'amica su Facebook.

D'altronde, Angelo Lobina lo aveva promesso, per lui era un chiodo fisso.

"La prossima tappa sarà l'Everest".

Da alcune ore la montagna simbolo non è più un miraggio.

L'alpinista nuorese di 54 anni ha raggiunto la vetta più alta del mondo, quegli 8848 metri dove adesso sventola la bandiera dei quattro mori, insieme all'orgoglio isolano.

LA GIOIA - "Grande Angelo Lobina, vanto di Sardegna. Complimenti per l'eccezionale risultato", commenta via social network Luciano Mele.

"È vetta! Che strabiliante impresa - rincara Grazia Pirisino -. Grandissimo, il primo sardo in cima al mondo".

Anche il popolo del web esplode, rende omaggio, sottolinea un traguardo mai raggiunto prima da uno scalatore isolano.

Il volto sofferente, provato dalle rigide temperature.

Al tempo stesso capace di emanare una gioia immensa, facilmente intuibile dopo un lavoro preparatorio durato mesi, alimentato solo da una passione sconfinata.

Angelo Lobina è raggiante. Era in marcia da giorni, insieme ai suoi compagni d'avventura. Nel mirino la sesta tappa del progetto "Sardegna seven summits" che, con tenacia da vendere, sta per ultimare.

LA MORTE ADDOSSO - Una scalata terribile, quella sull'Everest.

A tali altitudini la quantità di ossigeno si assottiglia, sempre più. L'aria si fa rarefatta, la respirazione diventa difficile: la sopravvivenza è appesa a un filo.

L'alpinista nuorese ha dovuto superare la cosiddetta "Death zone", presente oltre gli 8 mila metri. La chiamano "Zona della morte" perché la vita è costantemente in pericolo, sospesa.

"Si può annusare", ripetono gli alpinisti navigati, quelli col pallino degli "ottomila". "In simili circostanze - spiega Angelo Lobina - le gambe sembrano di legno, non rispondono ai comandi".

Negli anni questa caccia alla sfida estrema ha contagiato Angelo Lobina.

L'alpinista nato a Nuoro ha così ideato "Sardegna seven summits".

L' obiettivo è la conquista della cima più alta in ogni continente. Prima, l'Aconcagua quindi, Elbrus e Kilimanjiaro, in Russia e Tanzania; poi, Piramide Carstensz (Oceania) e Denali-Mckinley (Alaska). Infine l'Everest, tra Nepal e Tibet.

Adesso manca solo l'ultima vetta, il Vinson Massif, in Antartide.

Gianfranco Locci

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