È una studentessa modello.

Ha, addirittura, superato per due volte il test di ammissione alla facoltà di Medicina.

E viaggia con una media decisamente alta. Eppure si ritrova a dover elemosinare, di volta in volta, la possibilità di assistere alle lezioni o di sostenere un esame.

È la situazione kafkiana che si ritrova a vivere una studentessa cagliaritana, Rachele Careddu.

La sua "colpa"? Aver scelto, dopo aver superato il test di ammissione al primo anno, la facoltà di Torino.

E, visto che non si era trovata bene a Le Molinette, aver deciso di tornare a Cagliari l'anno successivo.

LA VICENDA - Careddu sapeva bene che, con il numero chiuso, avrebbe avuto problemi a trovare un posto al secondo anno.

E, così, ha sostenuto e superato il test di ingresso al primo anno: ottenuta l'immatricolazione ha chiesto la convalida degli esami sostenuti e l'abbreviazione della carriera con l'iscrizione al secondo anno.

Gli esami sono stati convalidati ma, essendoci solo cinque posti disponibili, non ha ottenuto l'abbreviazione.

Nel frattempo, pur essendo formalmente iscritta al primo anno, ha sostenuto esami del secondo.

E, all'inizio di questo anno accademico, ha di nuovo chiesto l'abbreviazione.

E non l'ha ottenuta perché non ci sono posti disponibili.

O, per meglio dire, ci sarebbero ma sono stati assegnati a quegli studenti che hanno fatto ricorso al Tar e hanno ottenuto una sospensiva.

Si arriva al paradosso che, magari, quando il giudice amministrativo deciderà nel merito, alcuni di questi studenti saranno cacciati via.

E Careddu deve frequentare da carbonara le lezioni.

LE CONSEGUENZE - Certo, è stata abolita la durata legale del corso di studi.

Ma il sistema automatico non consente di prenotarsi a lezioni o esami.

Lei riesce a farlo solo grazie alla disponibilità dei docenti.

E poi c'è un problema di natura economica: Careddu, orfana di padre, percepisce una pensione di reversibilità, legata al fatto che sia iscritta, in corso, all'università.

Lei, formalmente, risulta ripetente. E, dunque, rischia di perdere questo aiuto.

L'UNIVERSITÀ - I vertici dell'ateneo cagliaritano conoscono la vicenda.

E si schierano con la studentessa.

"La nostra Università", si legge in una nota, "ha tutto l'interesse a iscrivere e ad agevolare il maggior numero di studenti, soprattutto quelli regolari come Rachele Careddu".

Ma non ha margini di manovra "perché l'ateneo deve rispettare le rigide normative ministeriali in materia di numero chiuso, che non ammettono deroghe né alcuna discrezionalità".

Come uscire da questo incubo?

Alla studentessa non resta che una strada, quella giudiziaria.

Non essendoci posti disponibili, l'università non può iscriverla, "se non per effetto della sentenza di un giudice".

Perché l'Università non ha discrezionalità.

"Ha le mani legate", conclude l'ufficio stampa dell'ateneo.

Marcello Cocco

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