Dopo oltre trentatré anni di cure ininterrotte ricevute in Germania, quest'anno l'assessorato alla Sanità sardo gli ha negato le cure mediche all'estero. «Può curarsi benissimo a Torino» gli è stato risposto. Per questo ieri Salvatore Dessolis, 53 anni, paraplegico di Mamoiada , si è incatenato con la sua carrozzina al cancello d'ingresso della direzione dell'Assl di Nuoro: «Ho il diritto di curarmi» ha detto. L'uomo, diventato paraplegico nel 1984 in seguito ad un incidente, ha potuto incontrare il direttore dell'Assl di Nuoro Andrea Marras. «La decisione non è nostra ma di una commissione di medici».

LA PROTESTA - È arrivato puntuale Salvatore. Con la sua carrozzina, accompagnato dalla moglie Rita Chessa e il fratello Mario, poco prima delle undici si è incatenato al cancello per far sentire la sua voce: «Mi stanno negando il diritto a curarmi, ma la mia salute è più importante dei loro risparmi. Per le autorizzazioni hanno sempre tentennato, ma quest'anno mi hanno detto no, e lo hanno fatto», sottolinea Salvatore Dessolis.

MACCHINA SALVAVITA - Il 30 maggio l'uomo dovrebbe partire in Germania (dove è stato in cura alla clinica Werner Wiker Clinic di Bad Wildugen), ma per ora non ha l'autorizzazione. Anche il suo avvocato, Salvatore Pirisi, ha inviato una lettera all'Assl sottolineando che la decisione «non tiene conto né del peculiare quadro clinico del suo assistito, né della compatibilità di quest'ultimo con la struttura individuata». Salvatore, dal 1984, è curato in Germania con una tecnologia all'avanguardia a livello mondiale, macchinario che «ha necessità, per rimanere efficiente, di una adeguata preparazione». Lo ha attaccato all'addome, e lo accompagna da 33 anni. «È un'evoluzione dell'elettrostimolatore di tipo Brindley inventato e messo a punto nella clinica tedesca».

L'ASSL - «La commissione di Cagliari ha indicato una struttura sul territorio nazionale che può fornire una risposta adeguata all'assistito a Torino - afferma Marras -. Invieremo tutta la documentazione, e quando avremo la risposta prenderemo la decisione».

Fabio Ledda

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