Il potere del sorriso. Ugo Cappellacci ne fa un uso generoso e non casuale. Affabile, tiene le redini di Forza Italia senza cedimenti buonisti e, dopo la sconfitta di tre anni fa contro Francesco Pigliaru, progetta il rientro. "Il tour che sto facendo in tutti i paesi della Sardegna mi aiuta a capire i problemi della gente".

Cinquantasei anni, commercialista, coordinatore regionale di FI, è il punto di congiunzione tra il litigioso partito sardo e Berlusconi, da 35 anni cliente dello studio professionale di famiglia.

L'ex governatore ha alcuni guai con la giustizia: una condanna a due anni e mezzo in primo grado per il crac della Sept Italia; un giudizio in corso per l'inchiesta P3 con Flavio Carboni e Denis Verdini. Si difende così: "Ho subìto sette processi, una condanna in primo grado contro cui ho fatto ricorso, cinque assoluzioni perché il fatto non sussiste. L'ultimo procedimento si concluderà quest'estate: è caduta la maggior parte delle accuse, è rimasto l'abuso d'ufficio. Non lo vorrei dire ma esattamente il giorno dopo il mio ingresso in politica ho ricevuto il primo invito a comparire in Procura della mia vita".

Una persecuzione politica con cinque assoluzioni?

"Tutti gli apparati dello Stato fanno scelte, la vita dell'uomo è politica. Forse qualcuno si fa prendere la mano, anche se ho l'onore di conoscere tanti giudici di grandissimo equilibrio".

È accusato di aver nominato il direttore dell'Arpas in maniera illegittima.

"Mi sono attenuto ai criteri seguiti da tutti i miei predecessori e dal mio successore".

Pettorali e addominali in mostra mentre fa il bagno d'inverno al Poetto: il selfie online è il segno di una campagna elettorale in vista?

"Il politico non è solo giacca e cravatta, dietro c'è un uomo. Il bagno al Poetto d'inverno è una tradizione cagliaritana abbracciata da molte persone. Io purtroppo riesco a farlo solo nel fine settimana. La mia scelta salutista è nata da due constatazioni: la carta d'identità da una parte e le analisi mediche su glicemia e colesterolo dall'altra. Si è accesa una luce rossa, ho deciso di intervenire".

In rete alcuni l'hanno accusata di aver fatto solo una triste operazione d'immagine.

"Molti commenti facevano trasparire in modo molto chiaro l'invidia di chi non può farlo. Soprattutto di chi non riuscirebbe a trovare la volontà per imporsi una scelta del genere, che costa fatica".

I rapporti con Berlusconi?

«Ho avuto la fortuna di conoscerlo quando era solo un grande imprenditore. Ero un giovanissimo praticante, nel 1980. Sono stato tra quelli a lui vicini contrari alla discesa in politica. Mi sono ricreduto».

I rapporti attuali?

"Ottimi. Vivo e morirò berlusconiano. Ho la fortuna di poterlo chiamare direttamente se ho bisogno di parlare con lui".

Durante la presidenza l'hanno accusata di essere succube del fondatore di FI.

"Ho vinto le elezioni col sessanta per cento la prima volta, le ho perse per lo zero virgola la seconda. Sono convinto che Berlusconi non c'entri con la vittoria e con la sconfitta. In politica l'obiettivo di alcuni è offendere l'avversario. Ormai vado avanti e rispondo solo alla mia coscienza e ai miei figli".

E agli elettori?

"Quando rispondo alla mia coscienza in politica credo di rispondere anche agli elettori. Diceva Almirante: buona fortuna agli avversari, noi abbiamo buona coscienza. Il che è più importante".

Dopo la sconfitta non ha pensato a dimettersi?

"Posso sorridere? Renzi giurava che avrebbe lasciato la politica se avesse perso il referendum costituzionale. Lui l'ha promesso e non l'ha fatto. Io non l'ho mai detto. Penso che la politica vada oltre un appuntamento elettorale. E l'impegno non è necessariamente finalizzato a una candidatura".

Massone?

"Mai stato".

Gli auguri pubblici di pronta guarigione al presidente Pigliaru: un gesto di cattivo gusto?

"No, erano sinceri. Sono un cattolico credente e praticante, ho anche pregato per lui. Credo che tra uomini veri ci debbano essere dei valori che vanno oltre tutto".

Il candidato presidente del centrodestra alle Regionali?

"Chi si impegnerà ad abbattere l'Irap, a varare una continuità territoriale vera, ricreare la flotta navale, proporre la zona franca per risollevare l'economia della Sardegna".

La flotta navale è già stata bocciata dall'Ue.

"Sì, da un'Unione europea che ci ha punito perché abbiamo esercitato legittimamente la nostra sovranità. Invece non considera aiuto di Stato il prestito ponte di mezzo miliardo fatto dallo Stato all'Alitalia e i 72 milioni versati ogni anno alla Tirrenia".

Emilio Floris candidato?

"Se sosterrà la battaglia sull'Irap e su tutte le altre questioni potrà essere un buon candidato".

Alessandra Zedda?

"Stesso discorso".

Lei ci sta facendo un pensierino?

"Ho fatto un passo di lato finalizzato al ricambio generazionale. Se questo non dovesse avvenire, be', siamo tutti in campo".

Lo stesso discorso l'ha sempre fatto Berlusconi prima di ricandidarsi.

"In questo momento non penso a candidature di alcun tipo".

La politica quanto ha aiutato la sua attività professionale?

"Mi ha penalizzato in modo straordinario. Quando sono stato candidato alla presidenza sono uscito sostanzialmente dallo studio professionale di famiglia. Non volevo mischiare le due cose. Ho ripreso a fare il mio lavoro al termine del mandato perché non voglio diventare dipendente dalla politica".

Da presidente ha sistemato amici e colleghi in punti chiave.

"Lo spoil system esiste dappertutto. Su cinquanta e più nomine forse cinque sono riconducibili a quelle categorie. Comunque ho nominato sempre persone competenti. Non mi sembra di aver commesso un delitto. Qualche volta poi le delusioni si incontrano dando fiducia agli amici...".

A chi?

"Non lo dico".

Errori?

"Nel primo anno e mezzo mi sono fidato del governo, la cosiddetta lealtà istituzionale. Che non esiste, esistono solo interessi di parte. Lo stesso errore mi sembra lo stia commettendo Pigliaru".

A Cagliari chi conta?

"Zedda, che ha vinto per l'alleanza con i sardisti, gli va riconosciuto il merito".

A parte lui?

"Elettoralmente pesano molto i quartieri popolari e chi li rappresenta. Si sente l'influenza di forti e vecchie famiglie, anche se questo potere si sta pian piano disgregando. Lo vedo come un fatto positivo, che può portare aria nuova e far emergere una classe dirigente adeguata ai tempi. Ci sono ancora molti interessi economici, anche edilizi, che muovono tante cose".

Tuvixeddu resterà così per sempre?

"Mi auguro di no. Per ora ai sardi è costato ottanta milioni di euro. Nessuno paga per questi errori?".

In un'intercettazione lei dice: "Il problema della Sardegna siamo noi sardi". Pentito?

"Prima di me questa affermazione l'hanno fatta Grazia Deledda, Emilio Lussu e Antonio Gramsci. È risaputo che siamo disuniti, invidiosi. Perché se lo dico io deve scandalizzare qualcuno?"

Il suo partito detesta le primarie e infatti non le fa.

"Io sono favorevolissimo, anche alle super primarie stabilite per legge per evitare che pochi si mettano d'accordo per falsarne il risultato".

Paolo Paolini
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