Aziz Hajoubi, 65 anni, origini marocchine ma cittadino di Villasor, e sardo, ormai da 40 anni sa cosa significa "soffrire per l’indifferenza e il pregiudizio", ed è per questo che da due settimane ospita in casa Ali Rafaqat, migrante pakistano trasferito dalla casa di accoglienza di via Della Pace, a Villasor, al centro di accoglienza di Narcao.

"Ho tre figli, ma un letto e un pasto per Ali c’è sempre - dice Aziz - Per noi musulmani non si lascia in strada nemmeno un cane".

"Io vorrei restare a Villasor, con i miei connazionali, e dove la gente mi vuole bene", si sfoga il 24enne migrante pakistano, in Sardegna dal 2014.

"A seguito di sopraggiunte esigenze organizzative si dispone il trasferimento del signor Ali Rafaqat dal centro di accoglienza straordinario di Villasor, a quello di Narcao, in località Terrubia", scrive la Prefettura.

"Non ho fatto nulla di male: io vorrei restare a Villasor", ripete invece il giovane migrante che, un mese fa, aveva protestato con gli altri ospiti della casa di via Della Pace.

"Siamo affamati, il cibo è scarso e di cattiva qualità. Siamo costretti a pagare la spesa per nutrirci e gli operatori dell’accoglienza ci trattano con arroganza": le lamentele erano state accompagnate da videoriprese inconfutabili.

Il video:

Il 31 marzo, il decreto che dispone il trasferimento. "A Narcao non conosco nessuno e in quella struttura ci sono solo africani e nessun pakistano", prova a resistere Ali.

Dal Pakistan alla Libia in aereo, e poi la fuga dal fragore della battaglia nell’ex regno di Gheddafi grazie a un biglietto ("ho pagato 300 euro") su uno dei barconi della disperazione. L’arrivo in Sicilia e, da qui, in Sardegna. Ecco, in pillole, l’odissea di Ali Rafaqat, che lontano dalla miseria del suo Pakistan spera "in un futuro migliore".
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