Domenica 23 aprile 45 milioni di francesi sono chiamati alle urne per scegliere il capo di Stato.

Sarà un primo turno se, come previsto, nessuno dei candidati otterrà il 50 per cento più uno delle preferenze. In tal caso il ballottaggio tra i due più votati si terrà tra due settimane, il prossimo 7 maggio.

In corsa ci sono ben undici politici ma di fatto solo cinque, stando ai sondaggi, possono aspirare all'Eliseo.

Ecco chi sono:

EMMANUEL MACRON, IL CENTRISTA

Ex ministro dell'Economia durante il governo di Manuel Valls tra il 2014 e il 2016, è stato lui il candidato "a sorpresa".

Trentanove anni, è sceso in campo lo scorso ottobre con un suo partito indipendente, "En Marche!".

E da allora, ha "risucchiato" tutta la popolarità del rivale François Fillon, considerato il favorito ma schiacciato dagli scandali.

Macron è in testa ai sondaggi da mesi, anche grazie al sostegno ricevuto da importanti personaggi politici: da François Bayrou, leader del partito di centro Modem, al ministro della Difesa Yves Le Drian, esponente della destra del partito socialista.

MARINE LE PEN, LA POPULISTA

Fin dall'inizio della campagna elettorale, è sempre stata l'unica candidata data per certa al secondo turno.

Quasi un posto d'onore, considerando che il padre Jean Marie, il fondatore del Front National, fu il primo politico della destra populista ad arrivare al ballottaggio. Era il 2002, il suo rivale era Jacques Chirac, e la cosa destò un grande movimento nell'opinione pubblica e manifestazioni di piazza.

Europarlamentare, Marine Le Pen è coinvolta in un'inchiesta su incarichi fittizi a suoi assistenti, pagati con denaro europeo mentre (secondo le accuse) avrebbero in realtà lavorato per il partito.

FRANÇOIS FILLON, IL REPUBBLICANO

Quando a novembre ha vinto le primarie dei Républicains, battendo Alain Juppé e Nicolas Sarkozy, sembrava il favorito a queste elezioni.

Ma poi su di lui si è abbattuto il ciclone degli scandali: prima il cosiddetto Penelopegate, dal nome della moglie Penelope, a cui Fillon avrebbe affidato lavori (mai eseguiti, per gli inquirenti) in Parlamento. Poi il mistero sui vestiti di lusso: quasi 50mila euro di abiti di alta sartoria che avrebbe ricevuto in regalo da amici "importanti".

Un combinato esplosivo, per cui secondo i sondaggi sarà escluso dal ballottaggio arrivando terzo.

JEAN-LUC MÉLENCHON, IL "ROSSO"

Nato in Marocco, è il candidato più a sinistra dei cinque.

Ex ministro dell'Educazione, si è presentato anche alle ultime presidenziali, ottenendo l'11,1% dei voti.

Nonostante siano note le sue posizioni più estreme (è un grande ammiratore dell'ex leader cubano Fidel Castro e dell'ex presidente venezuelano Hugo Chavez) i suoi comizi ultimamente sono andati sempre meglio.

Non abbastanza da vincere, ma potrebbe conquistare quel terzo posto che pare destinato a Fillon.

BENOÎT HAMON, L'EREDE SOCIALISTA

È il meno favorito della cinquina. Non tanto per lui ma per il movimento che rappresenta, ossia il Partito Socialista dell'attuale presidente François Hollande.

Dopo i continui attacchi terroristici in Francia, il numero uno dell'Eliseo ha sfiorato il record minimo di consensi. E non ha giovato la riforma del lavoro, che ha fatto scendere in piazza migliaia di persone.

Hamon, che ha vinto le primarie del partito, si trascina questa pesante eredità.

Durante la campagna elettorale ha cercato di riportare i socialisti su posizioni più moderate. Era partito bene, poi i consensi lo hanno abbandonato per disperdersi tra gli altri candidati.

Il quinto posto, dicono i sondaggi, è il suo.
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