Riguardo l'articolo pubblicato ieri sul nostro giornale ("Si fa un selfie con una paziente. Cagliari, infermiera licenziata"), l'Azienda sanitaria in una nota precisa che «pur apprezzando l'intento del giornalista di approfondire la tematica attuale sull'abuso dei selfie in ospedale, non risulta agli atti, in particolare dell'Ufficio procedimenti disciplinari, che dei collaboratori sanitari (infermieri professionali) reclutati a tempo determinato e assegnati al presidio ospedaliero Santissima Trinità, siano stati licenziati per giusta causa connessa a violazioni di cui sopra o licenziati per giustificato motivo oppure licenziati per ragioni disciplinari. Gli eventuali mancati rinnovi contrattuali sono attribuibili ad altre causali. Non risulta, infine, che i dirigenti sanitari del Santissima Trinità abbiano preso alcun provvedimento né attivato alcun procedimento disciplinare nei confronti di collaboratori professionali sanitari in relazione ai fatti di cui sopra». Poi «la direzione aziendale e sanitaria di presidio» aggiungono di voler prendere «le distanze da notizie che possono risultare fuorvianti» e creare «inutili allarmismi».

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Preso atto della comunicazione, confermo il contenuto del servizio. Se si può discutere della stretta attinenza del termine "licenziata" con la decisione di non rinnovare un contratto scaduto, tenuto conto che in un titolo è possibile inserire solo poche battute e la sintesi è necessaria, meno opinabile è il risultato finale della vicenda: a un'infermiera alle prime armi non è stato prorogato il rapporto di lavoro (senza una non dovuta spiegazione per iscritto) a causa di un selfie. Le fonti che mi hanno riferito l'episodio sono assolutamente attendibili. (an. m.)

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