È rientrata negli Stati Uniti dopo essere stata scarcerata al Cairo, in Egitto, la cooperante americana di origini egiziane Aya Hijazi, 30 anni, diventata un simbolo della repressione nel Paese nordafricano.

Con lei sono stati liberati anche il marito Mohamed Hassanein e altri quattro operatori umanitari.

Dopo l'incontro negli Usa tra Donald Trump e il presidente egiziano Abdel Fatah al-Sisi - e i rapporti di nuovo saldi tra Usa ed Egitto - la Casa Bianca aveva mandato un aereo governativo per riportare Hijazi e la sua famiglia a Washington.

La donna stava lavorando al Cairo con la Belady Foundation per creae un centro per i bambini di strada, ma era stata arrestata col marito e i colleghi il primo maggio del 2014 con l'accusa di abuso e traffico su minori, accuse che erano state denunciate come false da attivisti dei diritti umani e funzionari americani. Accuse, tra l'altro, non supportate da prove.

Domenica scorsa un tribunale della capitale egiziana ha però archiviato tutti i capi d'imputazione a carico del gruppo.

Oggi è previsto che Hijazi e il fratello Basel si rechino alla Casa Bianca per incontrare The Donald, la figlia Ivanka e il genero Jared Kushner, che avrebbero seguito con particolare attenzione la vicenda.
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