Era sepolto in cantina, dentro una scatola coperta da un vecchio telo, cent’anni di polvere addosso, destinato a finire come altre cianfrusaglie nel bidone della spazzatura. Solo per un caso "o per un’improvvisa ispirazione" Cosimino Loddo, architetto di Orosei, ha sollevato quel telo e riportato alla luce un oggetto misterioso, non meglio identificato.

MIRACOLO - "Si trattava di una statuetta, alta circa mezzo metro, a un primo esame molto rovinata. A colpirmi fu subito quella croce, di un rosso vivido, nel palmo di una mano alla quale, peraltro, mancavano tre dita", ricorda con un filo di emozione Loddo. Mancano pochi giorni al Natale 2015. Tutto ha inizio in quei giorni di festa. La statua, fissata su un basamento, viene consegnata a una restauratrice (la dottoressa Giusi Ianiri), con una lunga collaborazione con le Soprintendenze di Sassari e Nuoro e alcuni importanti recuperi nella penisola con tecniche d’avanguardia.

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