"Il tempo del buonismo è finito, ho chiamato un avvocato, sono pronto a chiedere un risarcimento danni a tutti quelli che li hanno combinati", con queste parole l'ex premier Matteo Renzi è intervenuto sul caso Consip, attaccando Marco Travaglio.

"Per me la parte di quello che sta buono e zitto è finita, sono quello che va in tribunale e dice quello che c'è da dire", ha poi continuato. Secondo l'ex segretario del Partito democratico, il giornalista "avrebbe potuto chiedere scusa per aver scritto cose false, ma lo farà in tribunale".

Intanto è scontro tra Procure e Csm, organo di controllo dei magistrati, per la gestione del caso Consip, l'inchiesta sugli appalti pilotati alla centrale degli acquisti della Pubblica amministrazione.

Il consigliere del Csm Pierantonio Zanettin, ha chiesto l'apertura di una pratica per verificare se la questione Scafarto abbia inciso sull'immagine dell'imparzialità dei giudici.

Giampaolo Scafarto, capitano del Noe dei carabinieri, è finito sotto indagine per falso ideologico mentre lavorava sull'inchiesta. L'accusa è di aver attribuito un'intercettazione strategica - "Renzi (Tiziano ndr), l'ultima volta che l'ho incontrato" - ad Alfredo Romeo e non a Italo Bocchino.

Un errore, non si sa se volontario o meno, che ha creato a tavolino l'unica prova di un colloquio tra Romeo e il padre dell'ex premier.

Alfredo Romeo, Tiziano Renzi e Giampaolo Scafarto
Alfredo Romeo, Tiziano Renzi e Giampaolo Scafarto
Alfredo Romeo, Tiziano Renzi e Giampaolo Scafarto

L'indagine ha aperto un conflitto tra i pm di Roma e Napoli. La Procura della capitale ha chiesto la rilettura degli atti e il riascolto delle intercettazioni. Mentre quella di Napoli ha ribadito "piena fiducia nell'operato del Noe" e confermato la delega per il filone investigativo che coinvolge Romeo in Campania.

Un "duello" insomma che, secondo Zanettin, "getta un'ombra inquietante sul comportamento di apparati dello Stato, in apparente conflitto tra loro". Sarebbe stata poi danneggiata l'indipendenza della figura del magistrato, e ci sarebbe addirittura incompatibilità.

"L'opinione pubblica si chiede se Scafarto abbia agito per sbadataggine - scrive Zanettin - perché mosso da ambizione di carriera, o addirittura perché manovrato da qualche burattinaio che è rimasto nell'ombra".
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