In occasione dei sessant'anni della firma dei Trattati di Roma, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella è a Montecitorio per un discorso a Camere riunite.

Un appuntamento molto atteso, che apre formalmente le celebrazioni a cui prenderanno parte che i 27 capi di Stato membri dell'Unione europea e che Mattarella considera di grande importanza.

Già nei giorni scorsi il capo dello Stato, parlando con alcuni studenti, aveva registrato non solo in Italia "un clima di aggressività" nella "vita politica in generale", con dibattiti all'insegna degli "slogan più efficaci per danneggiare l'avversario con l''unico obiettivo di conquistare qualche voto in più". Atteggiamento che aveva indicato come una "depressione della democrazia".

La giornata è dedicata in particolar modo alla riflessione su cosa l'Europa vuole diventare, in un momento di grande di grande difficoltà interne ed esterne. Riflessione a cui, però, la Lega di Matteo Salvini, per esempio, ha annunciato di non voler prendere parte nonostante tra i banchi del partito ci sia il leader storico del Carroccio Umberto Bossi.

"Sabato vado a Lampedusa, simbolo del fallimento e dell'ipocrisia di questa Europa, con 10mila morti affogati e 500 mila sbarchi negli ultimi tre anni", ha detto Salvini.

LA CERIMONIA - Prima del discorso di Mattarella hanno preso la parola il presidente della Camera Laura Boldrini e quello del Senato Pietro Grasso. "Questo anniversario deve rappresentare l'avvio di un cambiamento", ha detto Boldrini. "La nostra reazione deve partire innanzitutto dalla consapevolezza di che cosa ha rappresentato in questi decenni l'integrazione europea e dei benefici raggiunti grazie a essa. Abbiamo innanzitutto garantito la pace, in un continente che nel corso dei secoli aveva conosciuto molte guerre fratricide". E poi: "L'Unione costituisce un modello esemplare per il mondo intero, per quanto riguarda la salvaguardia della dignità delle persone, dei diritti fondamentali, della democrazia e dello Stato di diritto".

MATTARELLA - Il presidente della Repubblica ha toccato alcuni punti salienti della storia dell'Unione facendo riferimento anche alla Brexit e alle spinte anti-europeiste in seno ad alcuni Paesi. "Nessun ritorno alle sovranità nazionali potrà garantire ai cittadini europei pace, sicurezza, benessere e prosperità, perché nessun Paese europeo, da solo, potrà mai affacciarsi sulla scena internazionale con la pretesa di influire sugli eventi, considerate le proprie dimensioni e la scala dei problemi".

E infine: "Capovolgendo l'espressione attribuita a Massimo d'Azeglio verrebbe da dire: 'Fatti gli europei è ora necessario fare l'Europa'. Sono le persone, infatti, particolarmente i giovani, che già vivono l'Europa, ad essere la garanzia della irreversibilità della sua integrazione. Verso di essi vanno diretti l'attenzione e l'impegno dell'Unione".

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