"Vivo benissimo a New York ma porto sempre con me la qualità della vita che sa offrire Cagliari. Due mondi lontani che sembrano completarsi e mi stimolano nel lavoro".

Clementina Ruggieri è un'architetta che sta riscuotendo grande successo internazionale, non solo negli Stati Uniti: col suo studio Space4Architecture ha appena vinto il primo premio al concorso per la progettazione dell'Auditorium di Kip Island a Riga, la capitale della Lettonia. Figlia di Innocenzo "Lilli" Ruggieri, noto commerciante cagliaritano, condivide la sua vita privata e quella professionale con Michele Busiri Vici, che arriva da una storica dinastia di architetti: è nipote del professionista che l'Aga Khan chiamò per far nascere la Costa Smeralda. Ha progettato la chiesa Stella Maris di Porto Cervo e gli hotel Romazzino e Luci di La Muntagna. "Siamo ancora molto legati a tutta la Sardegna ma il cuore batte forte per Cagliari".

Dall'Isola alla Grande Mela non è proprio una passeggiata, tra opportunità professionali e potenzialità creative.

"È inutile negare che la differenza principale la fanno i soldi e le opportunità di lavoro, sarebbe ipocrita. Però a New York, ma più in generale in America, si guarda lontano, si scommette sul progresso. In Italia, non solo a Cagliari, la mentalità è bloccata, quasi non si vuole andare avanti. All'estero gli italiani amano le grandi città e la loro modernità ma quando tornano a casa bloccano qualunque tipo di proposta se considerata troppo moderna, non azzardano".

Cagliari è in una fase di trasformazione, come giudica questo processo?

"Il Poetto ha subito un cambio radicale ma si potrebbe osare di più. Anche se riuscire a spazzare via la pessima abitudine di arrivare con l'auto sulla sabbia è già un grande risultato".

Che coraggio è mancato?

"Il Poetto potrebbe essere sfruttato diversamente e diventare uno spazio più accessibile a tutti, con più infrastrutture e meno l'idea di spiaggia privata. Poi c'è il Lungosaline, è unico. Nessuna città ha opportunità di questo tipo: anche lì avrei eliminato le auto, mi spiace vedere quelle zone preziose nascoste dietro una recinzione, un guardrail e uno stradone. Molentargius e il Poetto dovrebbero essere in stretta comunicazione. Sognando di poter lavorare su Cagliari penserei proprio a un'infrastruttura per collegare il mare agli stagni: è una combinazione che qualunque altra città può solo sognare".

Il gioco dei paragoni: Cagliari in cosa vince rispetto a New York?

"Sempre più spesso mi chiedo perché non tornare a Cagliari e vivere una vita meno frenetica, più concentrata sugli scambi sociali, sulle amicizie e sulla famiglia. Non si può fare un paragone reale tra Cagliari e Londra (dove ho fatto l'università) e New York. Sono troppo diverse: ma saprò sempre apprezzare il fatto di essere partita da una città come la mia Casteddu. Ti dà una forza incredibile, ti regala sempre l'opzione di scappare dal caos di una metropoli per ritirarsi in uno piccolo gioiello".

La testa è a Brooklyn ma il cuore resta in Sardegna.

«Solo vivendo e conoscendo a fondo una realtà come Cagliari si può apprezzare Londra o New York. Sai che c'è un'alternativa e un mondo opposto dove la qualità della vita, il clima e l'ambiente sono migliori. Dove anche lo scambio sociale è più vivo e più vero».

È innamorata della sua città ma è di parte: Cagliari può attirare investitori stranieri?

"Certo. Ha il mare più bello del mondo, Castello è un borgo meraviglioso. Ma il problema, un po' di tutta Italia, è che l'investimento in generale è sempre visto con sospetto, figuriamoci se si tratta di investimento straniero. Facciamo di tutto per rendere la vita difficile a chiunque abbia qualche idea. Per fortuna l'operazione stadio sembra avviata ma facciamo l'esempio di quello della Roma: è un progetto che personalmente non amo affatto ma facciamone cento e poi altri cento. Così si va avanti e si scommette sul futuro".

È davvero la strada giusta?

"La società ha paura del progresso: costruiamo, così portiamo business e facciamo lavorare la gente. Ma sempre, e rigorosamente, nel pieno rispetto della qualità della vita e dell'ambiente. Seguendo questi principi costruire spesso migliora l'ambiente".

Il vostro progetto premiato a Riga va in quella direzione?

"Si tratta di un design per quattro auditorium per un centro esposizione nell'isola di Kipsala, di fronte al centro storico di Riga. Il nostro progetto include un bellissimo parco che invita la comunità di Riga a riunirsi. In un certo senso un po' come il Parco della musica di Cagliari".

Somiglianza lontana.

"Anche se in piccolo è sempre bello vedere che la città investe in spazi pubblici per la comunità, trovo che con la vita frenetica e la tecnologia che ci circondano sia estremamente importante avere spazi di riposo e ritrovo, spazi che stimolano lo scambio sociale dove il tempo si può fermare. Almeno per un po'".
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