Quindici anni di ritardi dietro le spalle e una spada di Damocle incombente da 80 milioni di euro "ereditata" dal Consorzio di bonifica per via del contenzioso (non ancora risolto) con l'impresa spagnola Dragados y Fomento che si era aggiudicata l'appalto per la diga di Monte Nieddu.

Gli iberici erano andati via sbattendo la porta, accusando l'ente appaltante di non garantire la materia prima (le cosiddette ceneri di risulta che ora arriveranno dalla Eon di Porto Torres) indispensabile per costruire lo sbarramento: così nella vallata di Sa Stria, in territorio di Sarroch, il sogno dell'invaso atteso da trent'anni si era infranto sul nascere.

Adesso i lavori sono ripresi.

A costruire il bacino da 35 milioni di metri cubi d'acqua sarà la società romana Astaldi, vincitrice qualche anno fa del nuovo appalto da 55 milioni di euro (46 con ribasso d'asta).

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