No al taglio della riabilitazione e sì a un centro di riferimento nel territorio per l'assistenza ai pazienti affetti da sclerosi multipla.

È la richiesta fatta nel corso del convegno di presentazione del gruppo "Sorrisi multipli", che si appoggia all'associazione "Amici della vita". Un'iniziativa che ha dato voce a chi, oltre a scontrarsi con i problemi causati dalla patologia, deve fare i conti con i disservizi sanitari, quali le lunghe attese per esami diagnostici come la risonanza magnetica e il rischio di subire (a causa dei tagli) una riduzione dei programmi riabilitativi.

Ivan Melis, 40 anni, ha ricevuto la diagnosi 6 anni fa e conosce molto bene le ripercussioni negative dovute all'interruzione della fisioterapia: "La regressione è immediata. Per noi è fondamentale una riabilitazione costante".

Lo ha sottolineato anche Luisa Murgia, 67 anni, malattia diagnosticata a 45: "Una diagnosi di questo tipo fa crollare il mondo addosso, ma non puoi fartelo crollare, devi sollevarti le maniche e andare avanti. Non mi considero un peso, né un costo, bensì una risorsa". Giorgio Madeddu, medico e responsabile scientifico di "Amici della vita" ha rimarcato lo sdegno per "una politica regionale improntata al taglio seppure il territorio abbia la più alta incidenza della malattia".

Emanuele Cani (deputato Pd) ha sollecitato l'assessore regionale alla Sanità (che, pur invitato, non ha partecipato) ad incontrare i pazienti e "andare oltre il semplice calcolo ragionieristico, dando una profonda attenzione ai problemi e alle esigenze dei pazienti".

Per Mauro Pili (Unidos) occorre intervenire con urgenza su tre livelli: "garantire piena assistenza riabilitativa generale senza elemosinare minuti di terapia, assicurare una diagnostica efficiente con la creazione nel territorio di un centro di primo livello, promuovere un piano di ricerca in grado di studiare senza remore le cause di tale grave incidenza".
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