C'è un terzo nome nella corsa per la leadership del Partito democratico: si tratta di Andrea Orlando che ha annunciato ufficialmente la sua candidatura nella giornata di oggi.

Oltre a Matteo Renzi e a Michele Emiliano, quindi, ecco arrivare anche il ministro della Giustizia che, però, come già anticipato nei giorni scorsi, sembra non abbia intenzione di fare da terzo incomodo in un duello ma, piuttosto, da ago della bilancia per "riassorbire la scissione".

"Non mi rassegno al fatto che la politica debba diventare solo prepotenza", ha detto Orlando, mentre Emiliano lo ha già "etichettato": "Ha un solo difetto: ha fatto parte del governo Renzi fino ad oggi", ha commentato durante "L'Aria che tira", trasmissione di La7.

L'annuncio della candidatura è stato fatto al circolo Pd Marconi di Roma: "L'ho fatto qui perché è naturale venire qui, luogo dove si discute, da cui è possibile ripartire".

"Farò di tutto - ha spiegato - perché al congresso, nonostante ci siano regole non idonee, si possa discutere; non voglio persone che parlano e se ne vanno, voglio fare assemblee per ascoltare, è questo il nostro modo di ripartire e affrontare le nostre difficoltà".

E poi le promesse: "Non userò metodi populisti e non delegittimerò mai uno dei miei competitori", ma, ha anche detto: "In ogni caso non mi preoccupo perché io arriverò primo; agli altri, al secondo e al terzo, che arriveranno dopo di me, voglio dire: non sarò il capo della mia corrente, sarò il capo del Partito democratico, di tutto il Partito democratico. Ecco perché ho deciso di fare questo passo. Penso di saper ascoltare di sapermi confrontare, di saper unire e la qualità più grande in questo momento è proprio l'unità".

Per quanto riguarda la conferenza programmatica, nel caso in cui non la faccia il Pd, "io farò la mia e la farò a Napoli", ha concluso.

ORLANDO ALL'ASSEMBLEA NAZIONALE DEL PD - VIDEO:

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