"Mio figlio è vittima di una campagna d'odio, hanno ucciso una persona già morta dopo averla emarginata e lasciata sola".

Queste le parole di Angelo D'Elisa, padre di Italo, il 22enne ucciso a Vasto da Fabio Di Lello per vendicare la morte della moglie Roberta Smargiassi, investita dal giovane in un incidente stradale nel luglio 2016.

Continuano dunque le polemiche sul caso, dopo il commento di monsignor Bruno Forte, arcivescovo della diocesi di Chieti-Vasto, che ieri aveva polemizzato contro lentezza della giustizia italiana.

"Stava malissimo e la notte aveva gli incubi", ha poi continuato il padre del ragazzo.

Secondo il racconto del genitore, la vita del giovane era cambiata moltissimo dopo l'incidente in cui aveva perso la vita la Smargiassi: "Italo stava malissimo, aveva paura a uscire di casa. Non aveva più la patente e anzi l'auto non l'ha più nemmeno toccata. Era in uno stato di choc pazzesco".

Non riusciva a darsi pace: "Viveva un inferno", afferma il padre.

Il genitore racconta poi che il ragazzo aveva tentato più volte un avvicinamento alla famiglia di Roberta: "Abbiamo scritto subito una lettera di condoglianze con il nostro dolore per quello che era accaduto. Ma non abbiamo mai ricevuto risposta".

A quel punto era iniziata quella che il padre definisce una vera e propria "campagna d'odio": "Lo hanno lasciato solo e si sono divertiti alle sue spalle sui social network. Il sito in cui lo attaccavano con parole orribili aveva 1500 adesioni".
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