Ha preso il via oggi, a Torino, il processo d'appello per Michele Buoninconti, condannato in primo grado a 30 anni per l'omicidio della moglie Elena Ceste, avvenuto nell'Astigiano nel 2014.

L'udienza preliminare si svolge a porte chiuse, ma in aula ci sono i genitori della donna, Lucia e Franco.

La difesa dell'ex vigile del fuoco ha tentato, di nuovo, di dimostrare che la donna non è stata uccisa ma è rimasta vittima di una morte accidentale, avvenuta mentre era in preda a un delirio psicotico anche se i quattro figli della coppia hanno sempre raccontato che la mamma, la mattina in cui è scomparsa, era quella di sempre e si era comportata in modo normale.

Inoltre gli avvocati di Buoninconti sembra abbiano ripresentato la richiesta per effettuare una perizia sulle cause della morte e una nuova autopsia, oltre a chiedere che il dossier di 166 pagine con le foto del cadavere venga accolto dai giudici: da queste emergerebbe una linea scura sull'osso sacro - una frattura secondo i legali dell'uomo - che avrebbe impedito a Elena di rialzarsi dopo la caduta sulla sponda del Rio Mersa a Isola d'Asti.

I giudici hanno aggiornato l'udienza al 25 gennaio prossimo.
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