Gli ingredienti di un classico matrimonio c'erano tutti: il sindaco con la fascia tricolore, i documenti da firmare, la testimone e anche le lacrime della sposa.

Peccato che fosse tutto finto. A parte la commozione della donna, ignara della messiscena.

A organizzare le finte nozze un imprenditore tessile di Prato, che voleva a tutti i costi accontentare le aspirazioni della fidanzata ma non poteva farlo.

Lei, una ballerina kazaka di 33 anni, insisteva con l'idea del matrimonio perché aveva bisogno del permesso di soggiorno.

Lui non le aveva confessato che una moglie ce l'aveva già, anche se era separato e non divorziato.

Così ha messo in piedi il teatrino, "affittando" un finto primo cittadino e stampando documenti falsi, mentre i parenti della sposa seguivano la cerimonia dal Kazakistan via Skype.

La "moglie" ha scoperto la truffa un anno dopo, nel 2012, quando è andata all'anagrafe per rinnovare il permesso di soggiorno. "Mi dispiace, l'unione non risulta né avvenuta né registrata", le hanno detto.

"Avevo paura di perderti", la giustificazione dell'uomo. Ma lei, stavolta, non si è lasciata commuovere e gli ha fatto causa.
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