Per capire meglio cosa sia il fenomeno olio a Riola Sardo basta fare un esempio banalissimo: 2100 residenti e oltre tremila quintali di produzione.

Un quintale e mezzo ad abitante, neonati compresi.

Dati emersi ieri nella 7ª edizione della rassegna dell'olio, promossa dal Comune o organizzata dal "Comitato per Riola".

E che il centro dell'Oristanese sia finito nell'olimpo delle Città dell'olio d'Italia, bandiera consegnata sabato scorso, non è certamente strano. In paese la semidana , la qualità delle olive del territorio, è di casa.

Come le cozze a Olbia, il formaggio a Thiesi, la bottarga a Cabras. Insomma un marchio di fabbrica che decine di produttori, più o meno grandi, del territorio cercano di valorizzare e trasformare in fatturati e posti di lavoro.

Ma quando si parla di agricoltura e coltivazioni bisogna fare i conti con i malumori del tempo che, soprattutto quando è brutto, decide le fortune dei prodotti della terra.

La produzione 2016 di Riola, oltre 400 ettari a oliveto, con sempre ottimi i livelli qualitativi, ha dovuto fare i conti con una resa inferiore «del 40 per cento soprattutto in alcune zone», racconta Lorenzo Pinna , assessore all'Agricoltura della neo Città dell'olio, promossa a pieni voti dall'associazione nazionale che raggruppa tutte le migliori realtà del settore in Italia.
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