Erano stati assolti nel dicembre del 2014 dall’accusa di essere i responsabili della strage di Buddusò e rimessi in libertà subito dopo la sentenza.

Questa mattina, gli allevatori Giovanni Antonio Canu, Giovanni Manca e Salvatore Brundu, sono entrati nell’aula della Corte d’Assise d’Appello Sassari per la prima udienza del processo di secondo grado.

C’erano anche i familiari delle persone uccise all’alba del 29 aprile 2011, Giovanni Battista Bacciu e il nipote Antonio. Angelo e Gian Marco Bacciu, invece, riuscirono miracolosamente a sfuggire ai killer. Secondo i Carabinieri, nell’ovile di Sa Dispensa, a pochi chilometri da Buddusò, spararono tre persone, due non sono mai state identificate.

Giovanni Antonio Canu e Giovanni Manca, per il pm Carlo Scalas, sono i mandanti del duplice omicidio, mentre Salvatore Brundu, è uno degli esecutori materiali della strage. Il pm Scalas ha subito annunciato che chiederà di risentire in aula alcuni dei testimoni del processo di primo grado. Ad esempio i familiari di Salvatore Brundu, che confermarono l’alibi dell’allevatore.

Il delitto di Biddorosu, dal nome dei terreni comunali contesi tra vittime e presunti assassini, è ancora un giallo. La Procura di Sassari e i Carabinieri hanno basato le loro accuse su un quadro indiziario, basato soprattutto su intercettazioni telefoniche e ambientali. I tre imputati (assistiti da Claudio Mastandrea, Antonio Secci, Sara Luiu e Speranza Benenati)sin dall’epoca dell’arresto, avvenuto un anno dopo il delitto, si sono detti innocenti. I parenti delle vittime si sono costituiti parte civile e sono assistiti dall’avvocato Gian Marco Mura.
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