Oggi il Senato ha dato l'ok definitivo alla manovra.

Il governo dimissionario ha posto la fiducia sulla legge di Bilancio attraverso l'intervento del ministro Maria Elena Boschi, poi si è aperta la discussione generale (il VIDEO):

terminata con la votazione favorevole: 173 i sì, 108 i no.

Dopo il voto finale, 166 favorevoli, 70 contrari e un astenuto, che ha consentito l'approvazione della legge, il parlamentare grillino Sergio Puglia si è messo a strillare "No" nell'aula di Palazzo Madama, beccandosi il rimprovero del presidente Pietro Grasso: "Poteva evitare". Il video:

Per quanto riguarda Matteo Renzi, il suo intento - in vista della direzione Pd di oggi - è confermare le dimissioni da presidente del Consiglio, se non arrivare già "dimissionato" dopo aver messo in sicurezza la legge di stabilità, ed evitare accelerazioni improvvise puntando piuttosto a un governo "di responsabilità".

La fuga in avanti di Alfano su un possibile voto a febbraio - "una fiche concordata" nel faccia a faccia di ieri, ipotizzano diversi parlamentari - consente al premier di capire bene il risiko delle posizioni in campo, fuori e soprattutto dentro il Pd.

Se i renziani ortodossi, infatti, continuano a mettere il piede sull'acceleratore ("Il Sì ha perso, ma abbiamo una base da cui ripartire. Ora prepariamoci al congresso e alle elezioni", cinguetta Sandro Gozi) e se pure i "giovani turchi" di Matteo Orfini si lasciano tentare dall'all in di un voto immediato, sono diverse le anime del Pd a frenare.

Primo tra tutti Dario Franceschini, impegnato in queste ore a far ragionare il premier e a portarlo lungo la rotta indicata da Sergio Mattarella.

MATTARELLA: "NIENTE VOTO SENZA LEGGE ELETTORALE" - VIDEO:

Contraria al voto subito, prima del congresso e di una riforma della legge elettorale, la minoranza dem. "L'ho già detto una volta: non si vince sulle macerie del paese", attacca Pierluigi Bersani. "Sarebbe un film dell'orrore e vorrebbe dire mettere a rischio l'esistenza stessa del partito - gli fa eco Davide Zoggia - Chi si intesta il 40% è matto". In generale, comunque, viene spiegato, a non vedere di buon occhio un'accelerazione troppo brusca sono diversi parlamentari dem, in modo trasversale tra le correnti.

Il primo a voler archiviare questa tentazione, in realtà, sembra essere proprio Matteo Renzi, che - racconta chi ci ha parlato nelle ultime ore - sarebbe disposto a virare sulla strada della "responsabilità".

Il premier,pur ammettendo davanti allo stato maggiore del partito "gli errori" commessi, non dovrebbe arrivare a lasciare la poltrona di segretario e intenderebbe proporre ai suoi il sostegno a un governo "di responsabilità", appunto.

Un esecutivo "non politico e super partes" che consentirebbe al Pd di "rimanere al riparo" da un'esperienza che si annuncia "poco felice" e che, "se politica, sarebbe sottoposta ai continui attacchi dell'opposizione" che lo logorerebbero.

Quelli di Padoan o Grasso i nomi più gettonati, anche se - per molti - "è troppo presto" per mettere sul tavolo candidature "credibili".

Se invece, dopo le consultazioni del Quirinale con gli altri partiti, il Pd fosse costretto ad accettare la guida di un governo più politico, in pole position ci sarebbe Gentiloni. Il ministro degli Esteri è considerato tra i più vicini al premier, esperto e fidato, e quindi il segretario Pd, azionista di maggioranza di questo esecutivo di transizione, potrebbe scegliere con tranquillità quando staccare la spina.
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