Per non prolungare l'orario di lavoro, avevano evitato di procedere con un cesareo nonostante i tracciati avessero segnalato ben cinque episodi di sofferenza del feto: per questo due dottoresse dell'ospedale Santo Bambino di Catania sono state sospese dal lavoro insieme a una terza collega, anche questa accusata di aver agito con negligenza.

A seguito di quelle condotte, il 2 luglio dell'anno scorso il neonato era venuto alla luce con gravi lesioni.

Le tre sotto accusa sono state interdette dall'esercizio del pubblico ufficio di medico, rispettivamente per 12, 6 e 4 mesi, a seguito dell'ordinanza emessa dalla Procura.

Quando la mamma 26enne, hanno ricostruito gli inquirenti, stava per partorire, le due dottoresse che l'avevano in cura avevano scelto di non procedere con l'immediato cesareo per non prolungare il proprio orario di lavoro. Eppure nel tracciato risultavano cinque episodi di sofferenza fetale e, anzi, hanno somministrato alla donna l'atropina (un farmaco che non trova alcuna specifica indicazione in travaglio essendo anche controindicato in presenza di sofferenza fetale), simulando una regolarità del tracciato che in realtà non esisteva.

Di quanto accaduto non hanno segnalato nulla nella cartella clinica e non hanno informato i colleghi del turno successivo, i quali non si sono quindi resi conto della gravità della situazione.

La terza dottoressa, che non era a conoscenza di quanto accaduto in precedenza, è accusata di aver praticato per due volte la manovra di Kristeller (bandita dalle linee guida) e di non aver contattato per tempo il neonatologo, il quale è quindi arrivato quando il feto era già stato espulso e ha dovuto rianimarlo con gravissimo ritardo.

Anche questa dottoressa ha poi inserito nella cartella clinica della paziente una serie di falsi.
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