Espulsioni illegali, maltrattamenti, anche torture: comportamenti che si sono registrati in Italia nei confronti di rifugiati e migranti a causa delle pressioni da parte dell'Unione europea.

È la conclusione contenuta nel rapporto di Amnesty International reso pubblico oggi e dal titolo "Hotspot Italia: come le politiche dell'Unione europea portano a violazioni dei diritti di rifugiati e migranti'.

LE UMILIAZIONI - Secondo Matteo de Bellis, ricercatore di Amnesty, il sistema "Hotspot" promosso dall'Europa per identificare gli immigrati al momento dell'arrivo ha alimentato "agghiaccianti episodi di violenza, con l'uso di pestaggi, elettroshock e umiliazioni sessuali".

In sostanza, prosegue de Bellis, "persone traumatizzate, arrivate in Italia dopo esperienze di viaggio strazianti, vengono sottoposte a procedure viziate e in alcuni casi a gravi violenze da parte della polizia, così come a espulsioni illegali".

I RACCONTI - Amnesty avrebbe ricevuto denunce concrete e circostanziate, come quella di una 25enne eritrea, la quale ha raccontato che un poliziotto l'ha ripetutamente schiaffeggiata fino a quando non ha accettato di farsi prendere le impronte digitali. In alcuni casi, migranti e rifugiati hanno denunciato di essere stati colpiti con bastoni elettrici.

"Mi hanno dato scosse con il manganello elettrico diverse volte sulla gamba sinistra, poi sulla gamba destra, sul torace e sulla pancia. Ero troppo debole, non riuscivo a fare resistenza e a un certo punto mi hanno preso entrambe le mani e le hanno messe nella macchina per le impronte", è la storia di un 16enne del Darfur.

IL PREFETTO: "CRETINAGGINI" - Nella maggior parte dei casi però, sottolinea l'organizzazione umanitaria, gli agenti mantengono un atteggiamento professionale; la precisazione non è stata comunque sufficiente per il prefetto Mario Morcone, capo Dipartimento immigrazione del Viminale che, alla Camera, ha ribadito: "Che le forze di polizia operino violenza sui migranti è totalmente falso. Sono rimasto sconcertato nel leggere queste cretinaggini". "Amnesty - ha aggiunto - costruisce i suoi rapporti a Londra, non in Italia".
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