Avevano fatto irruzione armati fino ai denti in un edificio federale, un centro di riserva naturale in Oregon, negli Usa, accusando i funzionari di punire ingiustamente alcuni allevatori che si sono rifiutati di vendere la loro terra al governo.

E avevano tenuto in scacco le autorità occupando i locali illegalmente per 41 giorni.

Erano stati soprannominati i "Cowboy dell'Oregon"; messi a processo, sono stati prosciolti.

Il leader del gruppo antigovernativo, Ammon Bundy, e sei seguaci erano accusati di cospirazione contro autorità pubbliche attraverso intimidazione, minaccia o forza, per cui rischiavano sei anni di carcere.

Gli imputati avevano definito l'occupazione "un atto patriottico di disobbedienza civile", mentre i procuratori l'hanno ritenuta un complotto per prendere con la forza il controllo di terre di proprietà federale.

Bundy resta però accusato di aggressione e cospirazione per un altro episodio: una sparatoria con la polizia avvenuta nel 2014 in un ranch di proprietà del padre, quando le autorità federali sequestrarono del bestiame per il mancato pagamento di diritti di pascolo su terre pubbliche.
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