A colloquio con l'Altissimo. Quello che Rodrigo Duterte, il presidente-sceriffo filippino, dice di aver ricevuto mentre era in volo su un aereo diretto in Giappone è una sorta di ultimatum che - giura - l'ha convinto a cambiare, a diventare un uomo diverso, migliore.

E per questo ha promesso di non dire più parolacce e di smetterla di insultare personalità politiche non in linea con la sua "filosofia" di governo, come ha fatto tempo fa con il presidente Usa Barack Obama, a cui aveva dato del "figlio di p...", e il Papa, colpevole a suo dire di aver provocato ingorghi stradali durante una visita a Manila.

Ma chi l'avrebbe convinto a cambiare rotta? Dio. "Mentre ero in volo e guadavo fuori dal finestrino - ha detto ai giornalisti che lo attendevano in aeroporto, in Giappone - ho sentito una voce che mi diceva di smettere con il turpiloquio, altrimenti l’aereo sarebbe caduto".

Non cambierà però la sua campagna contro la droga, che ha portato nelle Filippine all'assassinio di migliaia di spacciatori e consumatori.

Anzi, Duterte prevede che moriranno ancora fra 20mila e 30mila persone "per poter mettere fine al problema delle droghe nel mio Paese".

Finora sono 4.726 i morti registrati dalla polizia, di cui 1.725 in operazioni delle forze dell'ordine e 3.001 per mano di gruppi di civili che si sono affiancati ad esse. Gli arresti sono invece stati circa 32mila, mentre 750mila persone si sono consegnate spontaneamente.

LA CAMPAGNA ANTI DROGA DI DUTERTE - VIDEO:

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