«Mia madre ha una demenza allo stadio terminale. Come dice la parola stessa, non ci sono evoluzioni successive, se non la morte. Allora mi chiedo: perché ogni anno la Regione mi chiede una nuova certificazione dello stato della malattia?».

La burocrazia per Licia Orrù è un mostro senz'anima che rigira il coltello nella piaga ogni dodici mesi: a scadenze regolari deve dimostrare che la mamma - da tre anni costretta su un letto - non si è ripresa, nonostante la diagnosi della malattia non conceda appelli.

Senza certificato, niente finanziamenti regionali del progetto "Ritornare a casa", che consente di pagare gli infermieri.

«È un vegetale, o poco più. Non ci sono speranze che si riprenda. Ci vorrebbe un miracolo. Ecco perché sostengo che si debba poter presentare la documentazione clinica una sola volta. Sarebbe un atto di civiltà».

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