L'Unesco nel mirino di Israele.

A suscitare le ire del governo di Tel Aviv, la decisione dell'agenzia Onu per la tutela del patrimonio storico, artistico e culturale mondiale di utilizzare, per riferirsi ai luoghi sacri di Gerusalemme, esclusivamente nomi islamici e non anche quelli ebraici, citando dunque il complesso della moschea di Al Aqsa e non il cosiddetto Monte del Tempio.

"È come dire che la Cina ha legami con la Grande Muraglia o l'Egitto con le piramidi", il commento indignato del premier Benjamin Netanyahu, che nei giorni scorsi ha anche annunciato la rottura dei rapporti con l'ente delle Nazioni Unite.

La risoluzione in questione è stata sollecitata dall'Autorità nazionale palestinese con l'appoggio di Algeria, Marocco, Egitto, Libano, Oman, Sudan e Qatar ed è stata approvata a maggioranza.

L'Italia, al momento del voto, si era astenuta. Oggi, però, il governo ha fatto marcia indietro.

"Penso che bisogna ridiscutere la questione - ha detto il premier Matteo Renzi - perché a mio giudizio è stato un errore". "Sostenere quello che sostiene quell'atto è francamente impossibile dal punto di vista del merito, non può esistere un giudizio come quello che è stato dato", ha aggiunto il numero uno di Palazzo Chigi.

Parole che hanno ottenuto il plauso di Israele e scatenato la dura reazione del movimento palestinese Fatah.

"Rifiutiamo queste dichiarazioni - ha detto il portavoce Nabil Shaath - e le consideriamo inaccettabili e contrarie alla politica europea e anche alla posizione italiana, che appoggia da sempre il processo palestinese. Sono veramente dichiarazioni spiacevoli".

ISRAELE ROMPE CON L'UNESCO - VIDEO:

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