"È come una gigantesca soap opera, dove i protagonisti se le danno di santa ragione per riuscire ad accattivarsi il favore del pubblico".

Sceglie una similitudine televisiva Natalino Scalas per definire la sfida tra Hillary Clinton e Donald Trump per la poltrona di presidente degli Stati Uniti d’America.

Classe 1945, Natalino è uno dei tantissimi sardi residenti negli Usa e, come tutto il popolo statunitense, sta seguendo da vicino l’aspra battaglia per la successione di Barack Obama, destinata a culminare il prossimo 8 novembre.

Attraverso gli occhi (e la testa, la voce e l’esperienza) di alcuni emigrati, L’Unione Sarda ha provato a decifrare la campagna elettorale per la conquista della Casa Bianca, giunta ormai al rush finale. A cominciare proprio dagli occhi di Scalas, che più di 40 anni fa ha lasciato la sua Assemini, trasferendosi a Lakewood, in California.

SOTTO SOTTO UGUALI - Ex saldatore nucleare, oggi in pensione, non si sta perdendo nemmeno un round dell’incontro-scontro tra l’ex segretario di Stato e il magnate newyorchese. E la sua impressione è che si tratti davvero di una telenovela.

“In una puntata Hillary tira fuori una magagna su Trump, in un’altra Trump cerca di mettere in cattiva luce la Clinton", commenta. "E mentre loro si scornano per vedere chi è più cornuto, le proposte per risolvere i problemi dei cittadini restano ai margini del dibattito". Per questo, secondo Natalino Scalas, i due candidati "non sono poi così diversi l’uno dall’altro". Risultato? "Gli indecisi sono ancora moltissimi. E io stesso non so ancora per chi voterò".

SFIDA ALL'ULTIMA POLEMICA - Pochi contenuti, tante accuse reciproche. Verissimo: l’americano medio (ma anche l’osservatore europeo) forse non conosce nel dettaglio la posizione dei due candidati in tema di lavoro, economia, sviluppo, welfare e politica estera. Ma di sicuro ha sentito parlare della polmonite di Hillary o del muro anti-immigrati al confine con il Messico che intende costruire Trump, così come di ogni dettaglio sulla superficialità dell’ex segretario di Stato nell’inviare le mail e del disprezzo del tycoon per le miss Universo troppo in carne.

Insomma, nell’America del 2016, complici i quotidiani, le televisioni e i social network, i programmi politici vengono diffusi in sordina, mentre le polemiche sono sparate a tutto volume.

TRUMP E I "RICCONI" - Qualcuno, però, riesce ad averecomunque le idee chiare. Anzi, cristalline: "È Hillary Clinton la persona giusta per guidare gli Stati Uniti. Trump è solo il paladino dei ricconi". Parola di Aurelio Piu, nato a Banari ma residente oltreoceano da 50 anni esatti. Partito dall’Italia nel lontano 1966, dopo una Vita di fatica come operaio altamente specializzato nel colosso farmaceutico Bristol-Myers si gode la meritata pensione a Greenwich, Connecticut, dove vive assieme alla moglie (originaria di Siligo), ai due figli e ai tre nipoti.

IL LAVORO CHE MANCA. "Il problema principale degli Usa - dice Aurelio Piu - è il lavoro che manca". E in effetti a settembre, nel solo settore manifatturiero, gli occupati sono calati di 13mila unità: un segno meno che si registra ormai da cinque mesi consecutivi.

"Solo la Clinton è in grado di risolvere i problemi occupazionali - continua

Piu - perché lei ha a cuore le classi medie e quelle più basse. Trump, invece, è il portavoce dei ceti più agiati e delle lobby, quelle che hanno sostenuto la globalizzazione selvaggia". "È a causa di quelli come lui – aggiunge – che le aziende investono sempre di più in Cina e non in patria, compromettendo il futuro dei giovani".

Conclusione? "Se Trump andasse alla Casa Bianca le cose potrebbero solamente peggiorare. Dunque, non posso che sperare nella vittoria

di Hillary".

"HILLARY NELLA STORIA" - Sposa la causa di Hillary anche Silvio Podda. Nato a Cagliari, da 26 anni vive tra New York, dove risiede, e Paterson, New Jersey, dove esercita come medico all’ospedale St. Joseph.

"La Clinton - sottolinea - ha una marcia in più. Ama il potere, è vero, ed è una sorta di professionista della politica, cosa che gli americani non vedono di buon occhio. Ma è più preparata e più abituata a governare. Alla fine sarà lei a spuntarla".

Duro, invece, il giudizio su Trump: "È narcisista, intollerante, avvezzo alle bugie. Con i suoi modi rudi sta intercettando il malcontento, ma non riuscirà a vincere". Anche perché, rimarca Podda, "è inviso alla stessa intellighenzia repubblicana e i democratici hanno in mano gli Stati chiave".

Insomma, nonostante i sondaggi parlino di testa a testa e arrivo al fotofinish (anche se l'ultimo dibattito tv ha permesso alla Clinton di passare decisamente in vantaggio), Podda si dice convinto: "Hillary entrerà nella Storia come il primo presidente donna degli Stati Uniti d’America".
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