338 morti e 846 feriti in meno di una settimana.

È l'Organizzazione mondiale della Sanità a fornire l'ultimo, drammatico bilancio della mattanza di civili in corso nella città siriana di Aleppo, dove si sta consumando la più aspra battaglia tra l'esercito fedele a Bashar al Assad e le milizie ribelli.

Tra le vittime, un terzo sono bambini.

L'elevato numero di minori coinvolti nelle violenze sta preoccupando oltremodo l'Unicef, che parla senza mezzi termini di "genocidio".

E stanno suscitando sgomento e pena le foto scattate nella martoriata città, che mostrano un gruppo di ragazzini che trovano la forza di giocare nei crateri lasciati dalle bombe allagati dall'acqua.

Una situazione tragica, che ha spinto la stessa Oms a lanciare alle parti in causa e alla comunità internazionale un appello, basato su tre cardini: la fine delle uccisioni, la fine degli attacchi contro le strutture mediche e il permesso all'arrivo di aiuti.

Ma il presidente-dittatore non sembra intenzionato a fermare l'offensiva contro i gruppi anti-regime.

Le forze armate siriane hanno infatti deciso di intensificare gli attacchi per riconquistare la zona orientale di Aleppo, roccaforte dei ribelli, allontanandosi definitivamente dall'accordo sul cessate il fuoco concordato da Usa e Russia.

In questo caos grondante sangue, mentre il Papa invita alla preghiera per il popolo siriano "sfinito dalle bombe", le due potenze non cessano di lanciarsi reciproche accuse.

Mosca punta il dito contro Washington: "Difende i ribelli, ma tra i ribelli ci sono anche gli islamisti".

Washington sferza Mosca: "Appoggia il regime che trucida i civili".

E intanto ad Aleppo si continua a morire.
© Riproduzione riservata