Il dato certo è uno: lunedì mattina gli operai del sugherificio Ganau a Tempio Pausania sono rimasti per un'ora fuori dalla fabbrica per protestare contro i ritardi nel pagamento degli stipendi.

Le tute blu in piedi davanti ai cancelli della zona industriale hanno dato nell'occhio e a confermare la notizia è stato anche il segretario della Cisl Gallura, Mirko Idili, che non ha nascosto la preoccupazione per la situazione dello stabilimento che da decenni garantisce centinaia di buste paga nel territorio.

«I lavoratori sono in apprensione. Si tratta di un'azienda storica della Gallura, con la quale le relazioni industriali sono sempre state improntate alla correttezza. Mi aspetto che, dopo questo segnale, ci sia la capacità di ricostruire un dialogo tra datore di lavoro e sindacati».

A poche ore dalla manifestazione, sulla bacheca della fabbrica è comparso un volantino a firma del segretario generale della Fillea Cgil Gallura, Hassan Ben Bouzid, e del segretario generale della Cgil Gallura, Luisa Di Lorenzo, concordi nel sostenere che "Il sindacato non ha proclamato nessuno sciopero, buona parte dei lavoratori, sostenuti dal sindacato, hanno deciso di fermarsi per un'ora per dare un segnale all'azienda che negli ultimi tempi sta disattendendo alcune richieste".

Nel foglietto affisso dai due sindacalisti si legge ancora che "Ciò che la maggior parte dei lavoratori ha contestato non è la mancata retribuzione, per giunta già saldata al momento della protesta, ma il mancato coinvolgimento delle Rsu le quali avrebbero dovuto essere informate dalla proprietà del ritardo dei pagamenti".

Una difficoltà comunicativa? Così parrebbe a giudicare dai citati punti 1 e 2 del documento che vengono però smentiti subito dopo. Al punto 3 si legge infatti: "Non è vero che non c'è dialogo con l'azienda, siamo stati sempre ricevuti quando abbiamo richiesto un incontro".

Ai sindacalisti il compito di dirimere la questione linguistica sul sit-in di lunedì mattina che per la Cisl era uno sciopero e per la Cgil una protesta dovuta a un corto circuito comunicativo.

Una questione di lana caprina, mentre agli operai resta la preoccupazione per una crisi che mette a dura prova il settore del sughero.
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