Ancora bombardamenti e morti ad Aleppo est e l'Unicef lancia l'allarme: circa due milioni di persone sono senza acqua corrente nella città siriana, sia a causa dei danni provocati dai raid, sia per tagli deliberati dell'erogazione.

Una tragedia di fronte alla quale il segretario generale delle Nazioni unite, Ban Ki-moon, si dice "sconcertato dalla agghiacciante escalation militare".

I quartieri orientali di Aleppo sono assediati dall'esercito, che giovedì sera ha annunciato l'avvio di un'offensiva militare per riprendere la zona est della città, sotto il controllo dei ribelli.

Almeno 50 i morti nei bombardamenti di oggi secondo la cosiddetta Difesa civile, un gruppo di volontari che si occupa dei soccorsi nelle zone fuori dal controllo del governo siriano. Leggermente diverso il bilancio fornito dall'Osservatorio siriano per i diritti umani, secondo cui i morti di oggi sono 45.

"La situazione è catastrofica, gli aerei hanno bombardato la città in modo incessante da ieri, non c'è nessun posto sicuro", ha detto a Efe il portavoce della Difesa civile di Aleppo, Khaled Khatib, spiegando che oltre ai morti ci sono decine di feriti tra cui "cinque caschi bianchi". È infatti come 'caschi bianchi' che sono noti i membri della Difesa civile. E da Aleppo, parlando con Efe via internet, l'attivista Abdallah al Asani ha detto che "la situazione è molto brutta", tanto che "la gente ha battezzato la giornata di oggi come 'il giorno del giudizio finale'".

I bombardamenti hanno colpito i quartieri di Bustan al Qasr, Al Kalasa, Al Marya, Bab al Nairab, Tariq al Bab e Ard al Hamra, tutti nella zona est di Aleppo.

E secondo Al Asani il quartiere più colpito è stato quello di Bustan al Qasr, dove sono morte almeno 13 persone e decine sono rimaste ferite. "Non ci sono posti in cui proteggersi ad Aleppo", ha affermato. L'attivista spiega che anche le forze russe stanno attaccando Aleppo, e lo stanno facendo con un tipo di razzi che fanno tremare la terra quanto raggiungono il suolo. Ad Aleppo anche combattimenti tra fazioni ribelli e islamiste ed esercito siriano.

In particolare l'esercito ha preso il controllo del campo di rifugiati palestinesi di Handarat, a nord di Aleppo; e in serata i ribelli hanno lanciato una controffensiva per riprendere la zona. Per l'esercito si tratta di un progresso strategico dal momento che in questo modo le autorità consolidano le proprie postazioni a nord di Aleppo e si assicurano la cosiddetta strada del Castello, il cui controllo hanno sottratto ai ribelli a luglio scorso, rendendo così di fatto concreto l'accerchiamento di Aleppo est.

L'attuale impennata di violenza ad Aleppo giunge dopo che le forze armate siriane avevano dato per conclusa lunedì la tregua di una settimana in tutto il Paese. Quell'accordo di cessate il fuoco, raggiunto con la mediazione di Russia e Stati Uniti, era riuscito a ridurre i livelli di violenza nelle prime giornate, ma le violazioni erano andate aumentando con il passare dei giorni, fino ad arrivare ai due episodi più eclatanti: il raid della coalizione anti Isis guidata dagli Usa che aveva colpito erroneamente dei soldati siriani, uccidendone circa 90, e quello che aveva colpito il convoglio di aiuti umanitari diretto ad Aleppo.

A New York ieri l'incontro fra il segretario di Stato americano John Kerry e il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov per discutere di una nuova tregua in Siria si è concluso senza accordo, seppur con lievi progressi. Oggi Lavrov, in un'intervista trasmessa dalla tv russa Rossyia-1, ha avvertito che non ci saranno cessate il fuoco unilaterali.

E dal canto suo il ministro degli Esteri siriano, Walid al-Moallem, parlando all'Assemblea generale dell'Onu, si è detto favorevole a sostenere una soluzione politica al conflitto, elogiando l'appoggio militare ricevuto da quelli che ha definito "veri amici", cioè Russia e Iran. LaPresse
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