Si è concluso con l'assoluzione dell'ultimo imputato il processo alla banda di sardi arrestati nel Viterbese nel corso dell'operazione "Mamuthones" portata a termine nel 2014.

Gavino Goddi, accusato di aver incendiato un fienile nell'ambito di una faida tra pastori, è stato assolto per non aver commesso il fatto, mentre gli altri sono stati condannati a pene fino a otto anni.

All'epoca degli arresti, tredici persone erano finite in manette, e in gran parte erano di origine sarda: oltre a Goddi, anche suo fratello Bernardino (di Orune, Nuoro), Giovanni, Giuseppe, Salvatore e Gavino Medde (di Borore, Nuoro), Francesco Benito Salaris (sassarese), Pier Paolo Mulas (di Escolca, Cagliari), Mario Tatti (Nughedu Santa Vittoria, Oristano), Gian Mauro Contena (di Nuoro).

La Procura di Viterbo aveva ipotizzato nei loro confronti una vera e propria associazione a delinquere che si era sviluppata tra le campagne di Nepi, Sutri e Ronciglione, applicando un "codice d'onore" per regolare conti e rivendicare diritti a modo proprio.

Tra i reati contestati: furti, incendi di aziende e negozi, danneggiamenti, rapine, ricettazione, traffico di droga e possesso di armi clandestine, senza tralasciare la donna di 60 anni che era stata legata, imbavagliata e presa a pugni, e una coppia di anziani presa di mira con una serie di molestie, oltre alla lingua di un animale appesa al cancello di un'abitazione; tutti fatti che secondo i giudici rappresentavano l'"indole mafiosa" dell'organizzazione.
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