Una madre e una moglie arrestate all'ingresso del carcere di Uta con l'accusa di aver tentato di introdurre sostanze stupefacenti otre le sbarre.

A sorprendere le donne sono stati gli agenti di polizia penitenziaria.

I due episodi non sono collegati tra loro.

Nei giorni scorsi, gli agenti hanno prima fermato una giovane che stava entrando in carcere per far visita al marito al quale (ufficialmente) voleva portare un paio di pantaloni che, però, non hanno superato i controlli di sicurezza perché al loro interno c'erano 10 grammi di hashish.

Poco dopo, l'anziana madre di un altro detenuto ha trovato la via della sala colloqui sbarrata.

I poliziotti infatti hanno scoperto che la donna nascondeva due ovuli imbottiti con 6 grammi di hashish in bocca.

Per il segretario generale del sindacato Uilpa i controlli all'ingresso del carcere fanno parte di un'attività sempre più impegnativa per gli agenti costretti a far fronte a una carenza d'organico già denunciata in passato e per la quale è stato chiesto l'intervento dell'amministrazione penitenziaria.

"Oltre alla lotta all'introduzione di sostanze stupefacenti sono ormai quotidiani i suicidi sventati dal personale delle sezioni, ben 56 dall'inizio del 2016, nonostante i disagi più volte denunciati dalla UIL , il personale porta a termine il proprio mandato al limite delle capacità umane", ha dichiarato Michele Cireddu.
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