Mettete insieme ciò che solitamente viene sconsigliato: formaggio di pecora, vino rosso, pane, meglio se raffermo, tanto lavoro, e otterrete l'elisir di lunga vita.

Lo dice uno dei più grandi scienziati della longevità, Luca Deiana, grazie ai cui studi la nostra Isola è diventata la meta preferita dei ricercatori di tutto il pianeta i quali stanno cercando di trovare la formula magica che consenta agli esseri umani di superare agevolmente la boa dei cento anni con la ricetta made in Sardegna.

Che è stata portata da Deiana anche all'Expò Milano 2015 dove esperti di tutto il mondo hanno potuto "capire che il pecorino sardo riduce il colesterolo perché contiene bacilli resistenti a Ph 2 e 3 e agli acidi biliari".

Il professor Deiana sorride sornione. Perché lui il segreto di lunga vita forse lo conosce davvero ed è il frutto di decenni di meticoloso lavoro che troverà la sua sublimazione in un libro che sta completando. "Non posso rivelare ancora nulla perché voglio lasciare a tutti il piacere della scoperta nella lettura. Ma forse capiremo le ragioni e i fattori per i quali i sardi sono così longevi. È stato però un lavoro arduo che mi ha portato a riesumare addirittura i centenari degli ultimi trecento anni. Fra 1700 e 1800 ho registrato un uomo morto a 124 anni, un altro a 120 anni e un altro ancora a 118. Posso solo dire che tutti avevano alcune caratteristiche comuni: alimentazione e stili di vita. Grandissimi lavoratori, quasi tutti campagnoli, pastori o contadini. Non si risparmiavano la fatica quotidiana e mangiavano cibi sani e saporiti ma, soprattutto, la loro dieta era basata su pane, formaggio, legumi e vino. Ma chi pensa che basti solo questo per vivere a lungo certamente sbaglia. Anche se il lavoro e il buon cibo sono comunque un'ottima ricetta per vivere in salute, sono comunque indispensabili i giusti cromosomi sardi".

Cosa sia la fatica e la vita semplice il professor Deiana lo conosce bene in prima persona. Perché per lui niente è stato facile. È nato in una famiglia di dignitosi agricoltori e pastori a Sas Contreddas, una piccola frazione di Perfugas. Studiava a lume di candela quando era libero dal lavoro nei campi. Prima aiutava i suoi familiari a custodire e a mungere le pecore e le mucche, e poi si metteva chino sui libri con le pagine illuminate da un lume fioco. L'unico legame con la civiltà era lo sbuffare di un treno in lontananza che gli richiamava la voglia di partire verso un migliore destino. Ci volle la fatica di tutta una stirpe per consentirgli di studiare all'Università. Ma le privazioni dei suoi cari non andarono perdute. Si laureò a Sassari e con memorabile eleganza, tornando a casa da dottore per l'orgoglio di tutta la sua gente.

"Sono ripartito proprio da loro, da casa mia, è da qui che è nata la passione per la ricerca e per gli studi sulla longevità. Anche perché vicino alla mia abitazione c'è una foresta pietrificata di incredibile valore, illustrata nel museo di Perfugas, da me deliberato e promosso quando fui sindaco del mio paese dal 1974 al 1980. Fui affascinato da questa vita che si faceva pietra e cercai di comprendere il perché. Cioè in che modo la vita possa prolungarsi oltre se stessa. Ecco, i nostri centenari erano e sono come quella foresta pietrificata e i segreti della loro longevità vanno custoditi per evitare che qualche furbetto venuto da fuori speculi sul loro segreto. Voglio fare un appello: in Sardegna ci sono intelligenze scientifiche e bravi ricercatori, loro possono e devono essere i nuovi protagonisti della ricerca".

Ma quale sarà il segreto vero del professor Deiana? Quale la ricetta dell'elisir di lunga vita che pubblicherà nel suo libro? Forse si cela nel suo personale stile di vita. Nei giorni scorsi lo scienziato è diventato nuovamente Luca. È tornato con la sua famiglia a vendemmiare nella casa dei suoi avi per produrre dalle uve cannonau il vino che i centenari hanno sempre bevuto. Ha mangiato nell'orto il pomodoro col pane e ha raccontato le storie ai più giovani. Ha chiacchierato al fresco con gli amici di infanzia i quali sanno bene che questo scienziato di fama mondiale è rimasto sempre e comunque uno di loro. E dentro la sua casa ha ripetuto il rituale dei suoi padri nel sacro rispetto della tradizione. Ha dato agli ospiti ciò che gli fu più caro, quell'affetto e quella stima che ancora in Sardegna caratterizzano la vita delle famiglie tradizionali. Le quali oltre a un bicchiere di vino, a un pezzo di formaggio e a un tozzo di pane, offrono la serenità degli affetti domestici. Il segreto è tutto qui.

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