La politica non paga, almeno non i consiglieri comunali di Iglesias: è dall'inizio del 2016 che non ricevono il gettone di presenza.

Dal 2011, per dare un segno concreto contro la crisi economica del territorio, gli amministratori avevano scelto che i tagli iniziassero dal loro borsellino riducendo i propri compensi al minimo consentito dalla legge per una città-capoluogo di quasi 28 mila abitanti: il sindaco percepisce 2788,87 euro lordi al mese, il vice 1533,88, presidente del Consiglio e assessori a tempo pieno 1254,99.

Per chi svolge l'incarico part-time, come l'attuale primo cittadino e i due terzi degli assessori, il compenso è dimezzato.

Ogni volta che i consiglieri si riuniscono in Consiglio o Commissione il gettone è di 19,99 euro lordi a prescindere dal tempo impegnato, di solito diverse ore.

In un anno, chi partecipa a tutti gli incontri, in tasca ha circa 500 euro netti.

"Il gettone è irrisorio - spiega Luigi Biggio (FI) - non mi preoccupo per quello ma per la mancanza di rispetto dell'Esecutivo, che continua a percepire regolarmente la sua indennità, e non si preoccupa della funzione dei consiglieri".

Giorgio Carta (Cas@Iglesias) ha manifestato invano la situazione in aula.

"Non per il compenso, spendiamo più in telefonate, ma per la correttezza. Il problema è che il Consiglio ormai è messo da parte, dovremmo solo alzare la mano in aula: è mesi che segreteria generale, uffici, Giunta e presidente del Consiglio ci prendono in giro".

Ad impensierire gli amministratori sono le condizioni in cui si trovano a svolgere il mandato. Dall'entrata in vigore delle nuove normative, qualche mese fa, non hanno più la giornata libera dal lavoro da dedicare allo studio degli atti il giorno in cui si votano in Consiglio, i permessi di legge per le commissioni sono un'odissea e ricevere il popolo in Commissione è considerato danno erariale.

"Non abbiamo neanche uno spazio istituzionale per incontrare i cittadini - racconta Alberto Cacciarru (Pdci) - Più volte ho richiesto la possibilità di avere una stanza per il mio e gli altri gruppi, come ci concede il regolamento, ma è tutto fermo".

Gian Marco Eltrudis (Piazza Sella) rincara la dose: "Visto che i gettoni alle singole persone non cambiano la vita, nel 2013, come minoranza, avevamo proposto di usarli per far costruire un fondo da dedicare opere di pubblica utilità come una colonia per disabili. Se la maggioranza avesse accettato, ora, parte politica e burocratica non avrebbero dimostrato di non saper gestire neanche la normale amministrazione. Ma è il problema minore: ormai non siamo liberi di svolgere la nostra attività e la nostra funzione di controllo, ci negano permessi e accessi agli atti".

E anche il Centrosinistra non vive meglio. "È un mistero - chiarisce Francesco Melis, capogruppo del Pd, partito di maggioranza relativa - non ci spieghiamo perché i gettoni non siano stati liquidati e, parallelamente, sia diventata una difficoltà avere le giustificazioni per il lavoro che, in caso di sedute, la legge concede per svolgere il mandato che ci hanno affidato i cittadini. Sono operazioni standard. I capigruppo hanno anche chiesto anche alla Prefettura di intervenire per verificare se fosse dovuto solo a un'interpretazione arbitraria della segretaria Maria Bisogno".
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