Hillary Clinton ancora alle prese con gli strascichi del caso "mailgate" e con le polemiche sull'utilizzo, quando ricopriva la carica di Segretario di Stato, di un account privato, vulnerabile agli hacker, al posto di quello istituzionale, protetto e sicuro.

Dopo essere stata obbligata a dare conto di fronte a una commissione d'inchiesta della sua "mancanza", oggi si apprende che il Federal Bureau ha scoperto altri 14.900 documenti, tra messaggi e allegati, a lei riconducibili sinora non presi in considerazione dalle indagini.

Un giudice federale, James Boasberg, ha ordinato l'analisi di tale materiale, fissando una prima udienza il prossimo 23 settembre.

Il contenuto di alcuni messaggi potrebbe quindi essere reso pubblico nelle prossime settimane, alla vigilia della sfida elettorale con Donald Trump, in programma l'8 novembre.

Lo staff della candidata democratica ha fatto comunque sapere di aver consegnato a suo tempo tutto il materiale finito nel mirino.

Non è dunque escluso che tra i nuovi documenti ci siano solo copie di altre mail già prese in considerazione dalle agenzie che tutelano la sicurezza nazionale Usa.

Ma la grana, per l'ex first lady, rimane e probabilmente l'accompagnerà fino alle urne.
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