Ancora un appello dalle autorità turche affinché gli Stati Uniti consegnino Fethullah Gulen, il predicatore turco residente negli Usa accusato di essere la "mente" del tentato golpe del 15 luglio scorso.

Per il primo ministro di Ankara Binali Yildirim, che ha criticato l'amministrazione Obama per non aver ancora proceduto all'estradizione del religioso, esistono "prove evidenti" della sua responsabilità.

"Siamo affranti dal modo in cui gli Usa hanno affrontato la questione. Semplicemente non riusciamo a capire perché gli Usa non ci consegnano questo individuo", ha dichiarato.

"Le prove sono chiare - ha aggiunto - Abbiamo la testimonianza di sospetti golpisti che sostengono di aver preso ordini da questa persona".

Gulen, invece, in una lettera aperta pubblicata sul New York Times, ha ribadito la sua estraneità al golpe, sostenendo che il "dittatore" Recep Tayyip Erdogan "sta ricattando gli Stati Uniti, minacciando di ritirare il sostegno del suo paese alla coalizione internazionale contro lo Stato islamico".

Ankara, intanto, ha spiccato altri mandati d'arresto nei confronti di 47 giornalisti, tutti ex dipendenti del quotidiano "Zaman", legato a Gulen.
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