Lassù, sulla collina che sovrasta la piana di Santadi, la potenza di Roma non ci arrivò.

E così Pani Loriga, la roccaforte fenicio-punica risalente al periodo compreso tra l'VIII e il VII secolo avanti Cristo, è arrivata "libera da influenze" sino ai giorni nostri.

Un "unicum" nel suo genere e punto di forza del parco archeologico di Pani Loriga che, dopo quasi quindici anni di attesa, è stato finalmente aperto al pubblico.

Che si trattasse di un momento storico "speciale" per Santadi, sabato pomeriggio, erano in tanti ad affermarlo.

Per l'occasione, taglio del nastro e apertura definitiva ai visitatori, oltre al padrone di casa, il sindaco Elio Sundas, c'erano anche il presidente della Regione, Francesco Pigliaru, l'assessore regionale ai Beni culturali Claudia Firino, l'ex sindaco di Santadi, oggi assessore regionale agli Enti locali, Cristiano Erriu, consiglieri regionali e diversi sindaci del Sulcis.

"Tanti anni, era il 2001, sono trascorsi da quando il Comune dovette acquisire al proprio patrimonio l'area di Pani Loriga per dare il via alla sua valorizzazione. Ora - commenta il sindaco Sundas - tutto ciò si è concretizzato e per Santadi è un momento storico, così come lo è per tutto il Sulcis che si arricchisce di un altro importante tassello da proporre nell'offerta turistico - culturale del territorio".

D'obbligo poi i ringraziamenti che il primo cittadino ha rivolto alla Soprintendenza ai beni archeologici, alla cooperativa Sémata (che gestisce il sito), a Massimo Botto (direttore degli scavi del Cnr), "all'impegno profuso per anni" dal curatore del Museo di Santadi, Remo Forresu, e infine l'appello alle istituzioni regionali affinché il sito "esempio della volontà del fare venga sostenuto adeguatamente".
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