Entro domani dovranno essere sgomberati i locali, lunedì toccherà allo slaccio delle utenze.

A distanza di sette mesi nulla è cambiato per il museo del bisso di Sant'Antioco, la "casa" di Chiara Vigo, maestra dell'antica arte della tessitura della seta del mare.

L'unica novità è che alla diffida del dicembre 2015 ne è seguita un'altra pochi giorni fa, e con l'ordine perentorio di lasciare liberi i locali.

Alle 10,30, in piazzetta Padre Bruno Orrù, un manipolo di turisti attende l'apertura del Museo. A riceverli però, non come speravano, non c'è Chiara Vigo, la depositaria dell'antica arte della tessitura dell'oro rosso del mare, ma i suoi assistenti.

Entrano rapiti in quel museo che, realizzato negli spazi del Monte Granatico e concessi in comodato d'uso gratuito dal Comune di Sant'Antioco, ora rischia di dover chiudere i battenti.

Sull'immobile, infatti, pende un provvedimento di chiusura e sgombero per ragioni di "inadeguatezza dell'impianto elettrico" e conseguenti problemi di sicurezza.

E a poco è servita sinora anche la grande mobilitazione del mondo culturale, artistico e politico nazionale e regionale (eclatante la petizione online con oltre 17 mila firme lanciata dall'attrice Maria Grazia Cucinotta) per salvare il museo.

"Io da qui non mi muovo. Ho fatto sacrifici enormi, ho lottato dieci anni per creare tutto questo e lasciarlo in eredità a tutti. Se proprio mi vogliono cacciare - tuona - che provino a farlo".

Dal canto suo il sindaco Mario Corongiu ha messo ancora una volta l'accento sul fatto che "si tratti di un atto dovuto" e che "al di là delle dichiarazioni di sorta, anche da parte della Regione, con cui ho avuto diversi incontri, nessuno è intervenuto per aiutarci finanziariamente a porre rimedio alla situazione".
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