È un rapporto choc quello stilato da Amnesty International sugli abusi e le violenze commessi a danno dei migranti che, passando dalla Libia, intraprendono i "viaggi della speranza" per raggiungere Paesi europei, soprattutto l'Italia.

Autori delle torture, i trafficanti senza scrupoli e diversi gruppi criminali; gli attivisti hanno parlato con una novantina di migranti e rifugiati nei centri d'accoglienza in Puglia e in Sicilia: "Hanno raccontato, con particolari agghiaccianti, l'orrore che sono stati costretti a subire in Libia: rapimenti, detenzione in carceri sotterranee per mesi, violenza sessuale, pestaggi, sfruttamento, uccisioni", ha dichiarato Magdalena Mughrabi, vicedirettrice ad interim del programma Medio Oriente e Africa del Nord di Amnesty International. "La loro testimonianza fornisce un quadro terrificante di ciò da cui chi arriva in Europa ha cercato disperatamente di fuggire".

Attualmente in Libia, secondo l'Organizzzazione internazionale delle migrazioni, si trovano oltre 250mila persone, per lo più provenienti dall'Africa sub-sahariana, che fuggono da guerre, povertà estrema e persecuzioni.

"Nessuno in cerca di protezione dovrebbe andare incontro a rapimenti, torture e stupri in Libia - ha continuato Mughrabi - La comunità internazionale dovrebbe impegnarsi al massimo per assicurare in primo luogo che i rifugiati non si dirigano in Libia. L'Unione europea e i governi su scala mondiale dovrebbero incrementare di gran lunga il numero dei reinsediamenti e dei visti umanitari in favore dei rifugiati più vulnerabili che si trovano in condizioni difficili e hanno poche prospettive future nei Paesi prossimi al loro in cui sono fuggiti".

"Quando arrivi in Libia, quello è il momento in cui inizia tutto, quando cominciano a picchiarti", ha raccontato Ahmed, 18enne somalo arrivato nel Paese nordafricano a fine 2015 attraverso il Sudan.

I trasportatori, inoltre, "si rifiutavano di dare da bere e a volte sparavano contro chi supplicava un goccio d'acqua".
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