Continua in Gran Bretagna l'offensiva contro Jeremy Corbyn, il segretario del partito laburista, accusato di non essersi adeguatamente speso per la campagna a favore del Remain e, anzi, di aver favorito la vittoria del Sì al referendum sulla Brexit.

Dopo le dimissioni in massa dei membri del suo gabinetto e dei ministri "ombra", oggi il leader è stato sfiduciato ufficialmente dai deputati.

La bocciatura è stata ratificata da 172 parlamentari del Labour. A favore di Corbyn solamente 40 voti.

Anche per lui, come per il premier Tory David Cameron il passo indietro appare ormai inevitabile.

Corby, però, sembra intenzionato a resistere. "Sono stato democraticamente eletto leader del nostro partito per un nuovo tipo di politica dal 60 per cento dei membri e sostenitori del Labour e non li tradirò dimettendomi. Il voto di oggi non ha legittimità costituzionale", il suo commento.

SCOZIA: "RESTEREMO NELL'UE"- Nel frattempo, anche in Scozia si fanno i conti con la vittoria del Leave.

"Faremo di tutto per restare nell'Unione europea".

Queste le parole pronunciate oggi dalla premier scozzese Nicola Sturgeon, durante una "seduta d'emergenza" del Parlamento di Edimburgo dopo il referendum che ha sancito l'uscita del Regno Unito dall'Europa.

"Noi, a differenza della Gran Bretagna, abbiamo scelto di rimanere", ha detto la leader, facendo riferimento alla vittoria, nelle urne scozzesi, del No al referendum di giovedì scorso.

"Per questo - ha aggiunto - io e il mio governo ci attiveremo affinché la nostra nazione non lasci l'Ue".

La Sturgeon ha assicurato determinazione: "Non ritorneremo indietro, vi garantisco che utilizzeremo tutte le possibilità affinché ciò accada".

In particolare, la premier ha annunciato la volontà di creare una sorta di commissione di esperti, incaricati di vagliare le possibili modalità per prendere una strada diversa da quella di Londra.

Restando all'interno del Regno Unito oppure promuovendo - ipotesi non remota - una nuova consultazione per l'indipendenza.
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