“Ruspe di stato scavano da settimane indisturbate dentro il poligono di Capo Frasca. Sbancamenti imponenti in un’area protetta sotto ogni punto di vista. Trincee di decine di metri scavate a monte. Piramidi nere piene di tutto, da carcasse di missili a rifiuti di ogni genere. Macchia mediterranea cancellata per sempre. E soprattutto ruspe in azione su un’area archeologica dove emergono frammenti e reperti antichi".

Lo denuncia il deputato di Unidos Mauro Pili che ha pubblicato nelle sue pagine Facebook un dossier fotografico e video.

“Nelle prossime ore – ha annunciato Pili - mi recherò in Procura per presentare un esposto perché la magistratura valuti l’entità del disastro ambientale e archeologico"

"Un telo bianco che la delimita come a nascondere con velo pietoso quel che è stato trovato e divelto a colpi di mezzo meccanico", scrive il deputato-giornalista su facebook. "E’ lo scenario devastante che appare agli occhi e allo zoom di chi entra dentro il poligono vietato agli occhi indiscreti di chi vuole capire quel che avviene nel segreto militare imposto su quei lavori. Più che un appalto di bonifica appare un lavoro con un solo obiettivo: radere tutto al suolo, portando via anche la terra vegetale, con una ferita al paesaggio senza precedenti. Un lavoro da fare ad ogni costo", scrive Mauro Pili, "per spendere quel milione e passa di euro affidato ancora una volta ad una società produttrice d’armi e tecnologia avanzata che questa volta compete e vince per il movimento terra. Tutto in silenzio. Senza nessuna autorizzazione", aggiunge l'ex presidente della Regione.

"I progetti e i piani di intervento non richiamano nemmeno un ufficio regionale. Nessuna trasmissione di documenti alla forestale o alla soprintendenza appare nell’unico cartello affisso in un box in piena collina. E del resto nessuno", rileva il deputato di Unidos, "avrebbe potuto autorizzare quella devastazione naturalistico ambientale dentro un Sic, un sito di interesse comunitario delimitato da un decreto nazionale e approvato dalla Commissione Europea. I cumuli di lentischio e macchia mediterranea sono imponenti a segnare la devastazione ambientale che ha raso al suolo tutto. Bonifica doveva essere, in realtà niente di tutto ciò. Considerato che in quell’area bisogna operare con i guanti di velluto proprio per la sensibilità ambientale imposta dal piano di gestione del Sito “STAGNO DI CORRU S’ITTIRI” che comprende l’intero poligono militare. Uno sfregio gravissimo testimoniato dalle immagini che ho appena pubblicato sul profilo Facebook”.

Nella tarda serata è arrivata la replica del Reparto Sperimentale Standardizzazione al Tiro Aereo di Decimomannu che in una nota precisa che l' attività è stata avviata dopo l'acquisizione delle autorizzazioni previste per legge, quella paesaggistica e la Valutazione di Incidenza Ambientale.

Sono stati pertanto coinvolti ed informati gli Enti Locali, il comune di Arbus, la Provincia e la Regione, oltre alla Sopritendenza ai beni paesaggistici, la Soprintendenza ai beni Archeologici ed il Corpo Forestale e di Vigilanza Ambientale.

"Le Imprese appaltatrici - si legge nella nota- sono in possesso di tutti i requisiti previsti dalla legge ed impiegano per lo più maestranze sarde".

Le attività di scavo dopo il ritrovamento dei reperti archeologici sono state sospese ed è stata interessata la Soprintendenza per i Beni Archeologici che, dopo un accurato sopralluogo, ha richiesto di coprire i ritrovamenti con un telo.

"Al termine dell'attività - conclude la nota - l'area interessata sarà ripristinata sotto l'aspetto ambientale con la ripiantumazione di essenze autoctone, secondo quanto previsto dal progetto approvato dalle autorità competenti".
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