"Sono andato a dormire all'una di notte con il No in vantaggio. Questa mattina mi sono svegliato e ho scoperto che invece ha vinto il Sì. È stato uno choc". Commenta così il risultato del referendum sulla Brexit Roberto Sardu, imprenditore di Porto Torres, da 20 anni residente a Londra.

Titolare del ristorante Sardo Cucina in Whitfield street, ha sperato fino all'ultimo che gli inglesi scegliessero di restare nell'Unione europea.

Ma non è stato così. Che spiegazione si dà, da osservatore "straniero"?

"Ha vinto la pancia del Paese - dice - e hanno prevalso le posizioni delle persone più avanti con le età e dei residenti nella provincia profonda. La stragrande maggioranza degli under 40 e dei londinesi, più cosmopoliti e aperti al mondo, ha infatti votato per restare".

Insomma, secondo Sardu "spesso diciamo che Roma non si merita l'Italia. Io dico che gli inglesi hanno dimostrato di non meritarsi Londra".

Roberto, inoltre, punta il dito contro i politici che si sono spesi per il No: "Hanno fatto una campagna elettorale scialba. Con un po' più di impegno avrebbero potuto facilmente convincere il popolo britannico che rimanere nell'Ue era la cosa migliore".

Con l'addio all'Europa ci saranno ripercussioni negative a livello di business per gli imprenditori - molti dei quali italiani e sardi - che vivono nel Regno Unito?

"Mi auguro proprio di no", dice Piero Taris. Da 29 anni ha lasciato il Cagliaritano (è nato nella zona di Giba e Piscinas) per trasferisi nella City, dove ha aperto il ristorante "Sapori sardi", in Fulham road. E anche lui avrebbe preferito che i britannici scegliessero il Remain.

"Per la nostra attività non dovrebbero esserci ripercussioni", aggiunge, "almeno così hanno assicurato i sostenitori del Sì. È vero che il lavoro è calato negli ultimi tempi, ma non credo sia dovuto all'Unione Europea".

Ma per le strade si percepiscono davvero rancore e odio verso le istituzioni di Bruxelles? "Qui nella capitale no. Ma Londra è molto diversa dal resto del Paese".

Per Roberto Tonzanu, nato a Sassari ma cresciuto a Cagliari, la Brexit porterà invece un cambiamento positivo.

Anche lui è partito dall'Isola tanti anni fa. Ora dirige il gastropub Ichnusa, nella zona di Lavender Hill.

"Penso che l'uscita sia stata la scelta migliore. Il Regno Unito non dovrà più sottostare alle leggi Ue, soprattutto sull'immigrazione, e potrà porre i propri limiti per arginare l'invasione degli ultimi tempi. L'impatto non sarà così drastico come viene descritto. Chi vuole venire per turismo, studio e lavoro potrà farlo come ha sempre fatto. Ma secondo le regole".

Secondo Tonzanu, quindi, l'orizzonte è roseo: "la sterlina aumenterà il proprio potere d'acquisto, gli affitti, ormai alle stelle, caleranno e complessivamente tutta l'economia inglese trarrà benefici".

Un nuovo inizio, insomma.

E alla domanda anche l'Italia dovrebbe seguire l'esempio dell'Inghilterra? lo stesso Roberto risponde senza dubbi: "Sì. In questo modo, come i britannici, anche gli italiani potrebbero riappropriarsi del proprio potere".

GLI INGLESI IN SARDEGNA - «Troppa burocrazia, pochi vantaggi. E in Inghilterra siamo pratici, concreti: ecco perché non ci è mai piaciuta l'Unione europea», dice Richard Knowlton, inglese che dopo il matrimonio con una sarda ha deciso di trasferirsi a Cagliari. Il risultato del referendum lo ha stupito, questo sì, «ma non mi ha sconvolto. Mi dispiace per l'esito, io ho votato per rimanere. Nell'immediato non mi aspetto nessun cambiamento importante, anche se la preoccupazione per una svalutazione della sterlina c'è». I motivi della scelta degli inglesi? «Credo siano insoddisfatti delle performance dell'Unione europea. I politici non piacciono tanto, c'è distanza tra chi governa e la gente comune, soprattutto nelle aree dove la disoccupazione aumenta».

Richard Lisle, ex ufficiale di polizia a Londra, ora insegnante di inglese a Cagliari, è felice: «Ho votato per lasciare l'Unione europea perché non sono mai stato d'accordo con la direzione che sta prendendo. Il mio Paese è sempre stato profondamente diviso sulla nostra appartenenza, per questo non ci siamo completamente integrati nell'Ue e ora siamo arrivati a questo referendum». L'incertezza della situazione economica passerà.
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