«Nel Sulcis si muore d'amianto, ma nessuno lo vuole ammettere. La mia vicenda è uguale a quella di tanti altri miei colleghi che sono morti, senza che nessuno volesse certificarne il motivo. Ci si ammala e muore lavorando nelle industrie? Io sono la prova vivente: ho l'asbestosi. Lo certifica un oncologo e un tribunale che ha emesso una sentenza in mio favore. Eppure l'Inail per tre volte si è rifiutata di rilasciarmi il certificato di malattia professionale».

Presentò la sua prima domanda nel 2004, l'Istituto nazionale assicurazione infortuni sul lavoro rispose così: «Sulla base degli accertamenti effettuati e tenuto conto del suo curriculum professionale rilasciato dal suo datore di lavoro, si dichiara che presso la Portovesme srl, stabilimento di Portoscuso, non è stato esposto all'amianto nella misura prevista dalla legge».

Questa è la drammatica storia di Giuseppe Pintus, 59 anni di Portoscuso, operaio in mobilità di un'industria che dal 1999 si chiama Portovesme srl, ma che negli anni Settanta, quando lui ha cominciato, si chiamava Samim Spa.
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