Nuova raffica di arresti in Egitto.

Nel mirino delle autorità, ancora una volta, sono finiti i vertici del Sindacato nazionale dei giornalisti.

Il presidente, Yehia Kalash, e il suo vice, Jaled al Balshi, sono stati raggiunti dalla polizia questa mattina con l'accusa di aver dato rifugio a due cronisti ricercati per aver diffuso notizie false.

Insieme a loro è stato arrestato anche il segretario generale, Gamal Abdelrahim, mentre altre tre persone sono in stato di fermo nel commissariato di Qasr al Nil, nel centro del Cairo, e dovrebbero comparire oggi davanti al giudice.

Secondo quanto si è appreso, la Procura generale egiziana ha quantificato il rilascio su cauzione in circa mille dollari, ma i giornalisti si sono rifiutati di pagare la cifra.

I nuovi scatti di manette arrivano a poche settimane da altri blitz delle forze dell'ordine contro esponenti del mondo dell'informazione.

Blitz che hanno suscitato critiche da parte della comunità internazionale.

Contro il pugno di ferro del Cairo nei confronti di oppositori ha polemizzato anche il Washington Post.

Per l'autorevole quotidiano Usa, l'esercito egiziano starebbe mostrando i muscoli contro dissidenza e organizzazioni non governative anche grazie ai dollari e ai rifornimenti militari inviati da Washington per il contrasto dei terroristi islamisti nel Sinai.

Aiuti che, però, finiscono per essere usati anche per la repressione del dissenso.

Per il giornale della capitale Usa, un vero e proprio "schiaffo in faccia all'America".
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