Tre pistole, munizioni, ricetrasmittenti, micce e detonatori, fumogeni dell'esercito e passamontagna. E una divisa da carabiniere.

Li avevano trovati gli agenti della squadra mobile di Cagliari a casa di Tore Loddi, 46 anni, cagliaritano.

Era il 19 maggio e l'uomo era finito nel carcere di Uta.

Gli investigatori nei giorni successivi hanno effettuato un nuovo sopralluogo nella sua casa del Cep ed hanno trovato, ben nascosti, altri due detonatori, uno sfollagente “tonfa”, tre lampeggianti blu in uso alle forze dell’ordine ed altro munizionamento compatibile con le armi già sequestrate, una calibro 9 rubata anni fa e due scacciacani semi modificate.

Una delle ipotesi in campo è che il materiale servisse per mettere a segno rapine.

Nel dicembre del 2001 Giuseppe Loddi, fratello dell'arrestato, venne ucciso con un metodo mafioso del tutto insolito per la Sardegna: la sua auto era stata fatta saltare in aria con una bomba azionata da un telecomando a distanza.
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