«Iglesienti, dove siete?». Sono appena scoccate le 11.36, quando l’onnipresente don Giorgio Fois, parroco di Serra Perdosa, amplifica al microfono il pensiero comune dei pochi cittadini (200 secondo la Questura) trascinati ieri mattina nuovamente in piazza dal Comitato per la salute per ribellarsi alle scelte della Regione in materia di riorganizzazione della rete ospedaliera. Ma chi sperava in una partecipazione di massa («avrebbe dato più forza alla protesta») è rimasto deluso. Anche se dopo quattro manifestazioni (la prima a febbraio 2015), fino alle 18.30 di questa sera c’era la certezza di aver ottenuto un primo significativo risultato: un incontro con l’assessore alla Sanità, Luigi Arru, poi smentito dallo stesso esponente dell’Esecutivo regionale. «Lunedì alle 15.30 - ha comunicato nel pomeriggio il presidente del Comitato, Paride Reale - siamo stati convocati in Regione». È la notizia che mette fine all’occupazione del Consiglio comunale (decisa durante la manifestazione) da parte di una delegazione di manifestanti.

NESSUN INCONTRO ALLA REGIONE - Ma in serata l’esponente della Giunta si è affrettato a smentire: «Conosco la protesta - ha fatto sapere in serata - ma non ho convocato alcun incontro».

Cosa sia accaduto rimane un mistero. L’unica certezza della protesta di oggi è il pressing del Comitato nei confronti della Regione: «Da oltre un anno stiamo cercando di impedire lo smantellamento dei servizi sanitari. Chiediamo che il Cto sia classificato come ospedale di primo livello». In bilico, secondo le ostetriche trasferite l’anno scorso al Sirai di Carbonia, dopo la chiusura del reparto di Ostetricia e ginecologia al Santa Barbara di Iglesias, ci sarebbe anche il futuro del punto nascite nel Sulcis: «Fino a oggi ci sono stati 180 parti. Di questo passo, a fine anno, non si arriverebbe ai 500 richiesti dal Ministero per la sopravvivenza del reparto nel territorio». «Cittadini, stiamo manifestando per voi: chiediamo che il Cto non diventi un ambulatorio», urla al megafono Rita Melis, del Comitato per la salute, riferendosi all’attività programmata di Week e day surgery cui potrebbe essere destinato l’ospedale di via Cattaneo. Ma le serrande rimangono sollevate. Fanno eccezione i commercianti del Mercato civico che chiudono il portone e si affacciano in strada per esprimere solidarietà: «È un dovere», spiega il presidente dei consorziati, Pietro Fenu.
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