Venti mesi di carcere e perdita della patria potestà sulle due figlie minorenni.

Questa la condanna inflitta ad Arzu Yldiz, giornalista turca dell'emittente T24.

La sua colpa? Aver realizzato un servizio indipendente sul processo a Can Dundar, direttore di Cumhuriyet, giornale d'opposizione al presidente Erdogan, chiuso dalle autorità dopo la pubblicazione di un'inchiesta sul traffico di armi tra Turchia e Siria.

Dundar e il suo vice Erdem Gul sono stati condannati a 5 anni per "violazione di segreto di Stato", al termine di un processo svoltosi a porte chiuse per evitare eccessiva eco mediatica, a causa delle polemiche internazionali contro il governo, bersagliato di critiche per il "pugno di ferro" attuato nei confronti della libertà di stampa.

Arzu Ydliz aveva però deciso di occuparsi lo stesso del procedimento, postando su Youtube, in solidarietà ai colleghi e in nome del diritto di cronaca, le dichiarazioni della difesa.

Risultato: anche lei è finita nel mirino della magistratura turca, imputata per aver infranto il segreto imposto dalla Corte.

Ora la dura condanna.

Cui la reporter ha replicato: "Nessuno mi può portare via i miei figli, nemmeno il Sultano, figuriamoci un tribunale".

Ancora, "Non sono preoccupata, non mi interessa la condanna. Ho solo fatto il mio lavoro".
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