L'account mail di Giulio Regeni violato un mese dopo la sua scomparsa da un dispositivo mobile egiziano.

Questa l'indiscrezione trapelata sulla stampa riguardo all'inchiesta sulla tragica sorte del giovane ricercatore italiano ucciso al Cairo lo scorso febbraio.

Chi e perché aveva interesse a leggere, modificare e probabilmente cancellare i messaggi di posta elettronica del 28enne?

Se lo stanno domandando gli investigatori della Procura di Roma, che per trovare indizi hanno chiesto a Google informazioni sull'indirizzo IP del dispositivo da cui sarebbe partito il presunto l'hackeraggio.

Per il momento si sa che è egiziano, ma gli inquirenti vogliono conoscere ogni dettaglio.

Gli stessi inquirenti, dicono le fonti, sarebbero scettici circa l'ipotesi che l'accesso sia stato effettuato da qualcuno che conosceva la password d'ingresso all'account, in quanto Regeni era "molto riservato e scrupoloso".

Ipotesi più probabile, invece, è che l'accesso sia stato effettuato dallo smartphone del giovane, dove la password poteva già essere memorizzata.

Ma chi era in possesso del telefono di cui poi si sono perse le tracce?

Un altro interrogativo che aspetta di trovare risposta.
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